PIETRIFICARE L'ORRORE, ESALTARE LA BELLEZZA: L'UMANITA' SCULTOREA DI MAURO SPITALERI

PIETRIFICARE L'ORRORE, ESALTARE LA BELLEZZA: L'UMANITA' SCULTOREA DI MAURO SPITALERI

PIETRIFICARE L'ORRORE, ESALTARE LA BELLEZZA: L'UMANITA' SCULTOREA DI MAURO SPITALERI

Erice - via A.Cordici n.2 - l'artista accoglierà personalmente i visitatori fino ad ottobre 2025.

Pietrificare l’orrore, esaltare la bellezza: l’umanità scultorea di Mauro Spitaleri

A Erice, là dove le nuvole accarezzano i tetti antichi e il silenzio sa ancora farsi ascoltare, c’è una porta aperta sull’anima. È quella di Mauro Spitaleri, artista poliedrico, architetto, designer, scultore e attore, che in via Antonio Cordici, 2 ha trasformato una piccola bottega in un tempio laico della creatività. Varcarne la soglia significa entrare in un microcosmo di emozione autentica, dove l’arte torna ad essere linguaggio universale, umano, necessario.

L’arte come rifugio e specchio

“Umanità”: è la parola che risuona più forte visitando la mostra di Spitaleri. Un’umanità non gridata ma sussurrata, fatta di gesti semplici, materia trasformata, ascolto sincero. Le sue opere sono presenze vive, quasi confessioni tridimensionali. Sculture fatte di ferro, malta cementizia, cere, pigmenti, ma soprattutto di intuizione, impulso, necessità espressiva. “Non rifletto razionalmente la mia arte – dice l’artista – ma rispondo a un’urgenza, a un impulso. Le mie mani si muovono prima del pensiero”.

Ogni opera ha un’anima. Non è solo una frase poetica: nei suoi lavori, Spitaleri costruisce realmente una struttura interna in fil di ferro, un sistema nervoso che sorregge e anima la materia. È un processo artigianale e viscerale insieme, un modo per dare consistenza alla fragilità e forma al pensiero. Alcune sue sculture oggi abitano già spazi lontani, fino al Parlamento Europeo di Bruxelles, ma tutte mantengono il respiro del luogo in cui sono nate: Erice, la sua terra, il suo atollo tra le nuvole.

Una bottega come altare del pensiero

Quella che un tempo era una bottega ericina, oggi è diventata il cuore pulsante della poetica di Spitaleri. Un luogo piccolo ma immenso nel significato. Là dentro, tra schizzi su quadernetti e parole soppesate, l’artista condivide idee, sogni e percorsi con chiunque voglia ascoltare. “L’arte – afferma – è scambio, incontro, comunicazione”. E in effetti parlare con Spitaleri è come camminare dentro la sua opera più grande: la vita stessa. Nella sua elegante “sala mostre”, accoglie turisti, curiosi, passanti, con un tono caldo, mai invadente, sempre autentico.

Il cinema come parentesi, la scultura come vocazione

Ma Mauro Spitaleri è anche attore, e il suo volto ha attraversato il grande schermo grazie a registi come Roberta Torre, Daniele Ciprì, e film come Il primo Natale di Ficarra e Picone. Eppure, nonostante le luci del set, non c’è narcisismo nel suo racconto. Il cinema è per lui “uno dei momenti” della sua esistenza, mai il fine. Al centro rimane sempre l’arte come verità. La scultura, in particolare, è la sua forma più pura, l’estensione fisica della sua interiorità. “Le mie opere – dice – sono i tanti volti della mia esistenza… in esse posso dare un senso, in esse imprimo i miei bagliori di vita”.

Un artista radicato nel cielo

In un mondo in cui l’arte sembra spesso rincorrere la spettacolarità o il mercato, Mauro Spitaleri offre un controcanto necessario: quello della bellezza sincera, del dolore trasformato in forma, della spiritualità incarnata nella materia. Il suo è un lavoro silenzioso, potente, che parla al cuore prima ancora che alla mente. Visitare la sua mostra è fare un viaggio nell’essenziale, rallentare, respirare.

Erice, con le sue pietre millenarie e il suo cielo cangiante, non poteva che essere il suo approdo naturale. Qui Mauro Spitaleri crea, ascolta, vive. E ci ricorda che l’arte, quando nasce dall’onestà e dalla necessità interiore, è sempre un atto d’amore verso il mondo.  

Pietro Barbera