Un tuffo nell’arte contemporanea in Sicilia: Fiumara d’Arte e l’Atelier sul Mare
Nella terra di Siculi, Greci, Arabi, Normanni e Aragonesi, dove il turista viene a cercare le vestigia degli antichi, un uomo Antonio Presti ha rigenerato il territorio, riqualificandolo ed arricchendolo di significati, con una indelebile impronta di Arte Moderna. Tutto nasce alla morte del padre. Rimasto orfano a 25 anni ed erede di un grosso patrimonio, Antonio vuole dedicare un monumento alla memoria del genitore, ma non qualcosa di privato, vuole che sia un monumento che tutti possano ammirare senza pagare un biglietto. Sceglie, allora, il letto dell’ antico fiume Tusa, ormai asciutto, che si estende dai monti Nebrodi fino al mare per 21 km: Fiumara, in provincia di Messina. Si rivolge allo scultore Pietro Consagra e il 12 ottobre 1986, nel rispetto dell’ambiente, inaugura una grande scultura in cemento armato alta 18 m., che rappresenta due grossi alberi stilizzati: “La Materia poteva non esserci”. Realizzata in due pannelli frontali, paralleli, di colore contrapposto, uno bianco ed uno nero: la luce ed il buio, il bene e il male, la vita e la morte. Ambedue lati mostrano degli squarci attraverso cui scorgere il cielo: ed ecco che il cemento fa da paravento al cielo, il presente fa da paravento all’infinito. I due pannelli formano un corridoio percorribile, l’opera si può vivere, toccare, ed è come attraversare il significato della vita. Accusato di abusivismo per aver “costruito” su demanio, vede la sua opera oggetto di una lunga e paradossale controversia pubblica fatta di denunce, sequestri e provvedimenti giudiziari, durata 25 anni. Ma Antonio Presti non rinuncia al suo progetto, che è quello di fare di un territorio sconosciuto, fatto di piccoli paesini immersi in uno scenario mozzafiato, tra i Nebrodi ed il mare ma depauperati dalla emigrazione dei giovani, un parco d’Arte Moderna che si contrapponga all’asprezza dei luoghi in sintonia con la loro bellezza incantata. E così, mettendo a disposizione del territorio il suo patrimonio, nel tempo si inaugurano: nel 1988 sulla strada per Castel di Lucio “Una curva gettata alle spalle” di Paolo Schiavocampo; nel 1989 sul litorale di Villa Margi “Una finestra sul Mare”, così ribattezzata dalla gente del posto. In verità “Monumento per un poeta morto” per lo scultore Tano Festa, che dedica l’opera al fratello suicida. Lo spettatore si trova davanti ad una finestra azzurra in cemento armato alta 18m., che tenta di incorniciare il mare e di rendere finito ciò che è infinito, bucata dal suo monolite nero che interrompe l’armonia dell’opera. Si ha la percezione della ristrettezza della propria vita davanti all’immensità e quel monolite sembra il trampolino di lancio verso l’eternità per chi sente troppo stretta la propria esistenza in questo mondo. Nel 1988 Antonio Presti indice un concorso per artisti under 40. La giuria, formata da artisti internazionali, sceglie due bozzetti: “Energia Mediterranea” di Antonio di Palma ed il “Labirinto di Arianna” di Italo Lanfredini . Le battaglie giudiziarie, però, non si fermano e l’eco arriva al Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi. Il 6 gennaio 2006, finalmente, viene riconosciuto il Parco di Fiumara d’Arte con la legge regionale n. 6 dal titolo ”Valorizzazione turistica, fruizione, conservazione e valorizzazione delle opere.” L’”Energia Mediterranea” viene realizzata a Motta D’Affermo. E’ una grossa onda azzurra, sulla quale lo spettatore diventa protagonista, perché la può cavalcare, può salire e scendere l’onda e riceverne una sensazione di libertà. “Il Labirinto di Arianna” viene realizzato su un’altura a Castel di Lucio. Si tratta di una spirale in cui ci si immette attraverso un varco che rappresenta una vagina e da esso stesso se ne esce. Chi entra ha la sensazione di immettersi nelle viscere della Terra, è un percorso fisico, ma anche spirituale che porta al centro della spirale, ma anche al centro della propria vita, dove ci si deve fermare a riflettere e guardarsi dentro. Il percorso di uscita, in un concentrico sgroviglio di cerchi, è come una rinascita alla vita, che porta al tema della Grande Madre e al senso dell’esistenza stessa. Le emozioni che scaturiscono da quest’arte sono vive, perché devi vivere fisicamente l’opera, per conoscerla devi fare parte fisicamente di essa: arte da vivere e toccare. E così sono anche le altre 8 opere disseminate nel territorio. Tra queste merita la “Piramide- 38° parallelo” di Mauro Staccioli, che viene vissuta il 21 giugno di ogni anno, per il solstizio d’estate, con il rito della luce. E’ un imponente tetraedro in acciaio corten, che sorge su un’altura di fronte al mare sulle coordinate geografiche del 38° parallelo. Delle strette fessure lungo il suo spigolo, lasciate lì quasi per caso, catturano la luce del solstizio. Il sole, il 21 giugno, entra attraverso di esse nel ventre cavo della piramide, che diventa emblema del ciclico e immutabile trascorrere del tempo. Cosicchè , per il solstizio di ogni anno, il luogo diventa simbolo di vita. Lungo il percorso che porta al colossale poliedro, musicisti, attori, poeti vestiti di bianco accolgono i visitatori, anch’essi vestiti rigorosamente di bianco, cimentandosi nelle loro performance. E’ una festa alla vita che ciclicamente si rinnova in un contesto di immortalità. Ma la creatura di Antonio Presti che più rispecchia la bellezza della sua anima è “L’Art Hotel Atelier sul Mare”. Si tratta di un Albergo-Museo di arte contemporanea unico al mondo, sorge nel pittoresco borgo di Castel di Tusa, nei pressi di Cefalù, a due passi da un mare incontaminato, “qui alberga l’utopia, quella dell’arte”. 20 delle 40 camere sono dei veri capolavori. E’ un inno alla natura e ai suoi quattro elementi: l’acqua, il fuoco (calore), la terra e l’aria (luce). Affidate ad artisti di fama internazionale (Renato Curcio, Vincenzo Consolo, Paolo Icaro, Hidetoshi Nagasawa, Mimmo Cuticchio, lo stesso Antonio Presti ed altri ancora), le camere trasmettono una emozione unica, che solo la creatività dell’arte riesce a donare. Sculture, colori, poesie sulle pareti e sulle porte: ci si può addormentare dentro un’opera d’arte, si può far parte dell’opera d’arte diventando un componente di essa. Ed è proprio l’uso dell’opera d’arte che permette ad essa di essere completamente realizzata. L’arte non è una cosa esterna, da contemplare, ma fa parte di noi, della nostra vita , del nostro essere. Ci permette di sorprenderci, di gioire, di arricchirci, di emozionarci. Esattamente come fa la natura con noi, che sappiamo essere parte di essa e nello stesso tempo ci meravigliamo per la forma un fiore o per il colore di una farfalla. Farne parte e rimanere stupiti, in un contesto di grande bellezza, che ci ingentilisce e rende bella la nostra anima. Non più miseria d’animo, invidia, avidità, non più cattiverie, guerre, ma solo gentilezza, purezza, poesia nella vita dell’uomo. E’ un ritrovare il bambino che siamo stati, la nostra autenticità. E così purificati, prendiamo coscienza di essere noi stessi parte dell’arte. Questo è il grande messaggio rivoluzionario che Antonio Presti lascia a questa umanità, che fa fatica a comprenderlo, in un momento storico in cui abbiamo mercificato la nostra stessa esistenza. In uno scorcio di muro leggiamo: “Conosciamo il prezzo di tutto e il valore di niente”.