I Sicani: dalle alture di Caltanissetta al Mare di Gela

I Sicani: dalle alture di Caltanissetta al Mare di Gela

I Sicani: dalle alture di Caltanissetta al Mare di Gela

Alla scoperta della Sicilia Antica

Con il Gruppo Archeologico “Drepanon” di Trapani(www.drepanon.org) dal 25 al 27 aprile 2014 abbiamo visitato alcune delle are archeologiche del territorio di Caltanissetta. Uno spettacolo mozzafiato si è aperto davanti al gruppo, allorchè ci siamo affacciati dalle acropoli dei vari siti archeologici. Tutti prospicienti su una interminabile suggestiva vallata: la valle del Salso, da cui si potevano scorgere da un lato le Madonie e dall’altro il Mare. Sabucina, Piano della Fiera nei pressi di Butera, Tornambè nei pressi di Pietraperzia, i siti antichi, ma anche Mazzarino, Butera ed infine Caltanissetta hanno arricchito il nostro percorso culturale. Mazzarino: (dal greco: Μακτώριον), centro sicano ellenizzato citato da Erodoto, a 550mt dal livello del mare. Patrimonio dell’Unesco, deve il suo splendore architettonico barocco ed il titolo di “Città d’Arte” a Carlo Maria Carafa, politico erudito e mecenate, amante del fasto, noto nelle corti europee. Appartenente alla famiglia dei Branciforti per parte di madre(Agata Branciforti). Nato in Calabria a Castelvetere nel 1651, a soli 20 anni succedette al padre, ereditando anche il titolo di conte di Mazzarino. A 26 anni per morte dello zio materno, Giuseppe Branciforti, deceduto senza figli, ebbe il titolo di Principe di Butera. Egli scelse di abitare a Mazzarino e ne fece una splendida città barocca. Allargò il suo palazzo fino a 4000 mq. Fece costruire ben 25 chiese e diverse residenze nobiliari. Volle la rappresentanza dell’ordine dei Gesuiti, costruendo la Chiesa di sant’Ignazio, con annesso il Collegio, obbligando i padri gesuiti ad impartire l’istruzione gratuita ai figli dei contadini. Creò due tipografie che stamparono libri conosciuti in tutta l’Europa. La Chiesa del Collegio, oggi ospita un museo che oltre alla pinacoteca, ai prestigiosi arredi sacri ed alle opere letterarie del Principe, espone diversi reperti archeologici provenienti dalle necropoli di Dessueri e del monte Bubbonia. L’ex Convento dei Padri Carmelitani, oggi sede del Minicipio, ospita nel suo chiostro il sarcofago di Giovanni II Branciforti, barone di Mazzarino, deceduto nel 1471. Elegante esempio di scultura rinascimentale della scuola gaginiana. Sulla destra del sarcofago lo stemma della famiglia: due zampe di leone incrociate. Annessa al convento è la Chiesa del Carmine che conserva la tomba di Giovanni IV Branciforti e della moglie Dorotea Barresi, in marmo rosso, simile a quella di Federico II a Palermo. Nel tempo, lo stemma della famiglia prese altre forme, acquisendo gli stemmi delle famiglie nobiliari con le quali si imparentava attraverso i matrimoni, ma le zampe di leone sono sempre riportate in un angolino del blasone. Leggenda: la famiglia Branciforti di origine francese, prese questo nome da un avvenimento curioso. Sotto Carlo Magno, il capostipite Obizzo, alfiere, mentre reggeva le insegne del re durante una battaglia contro i Longobardi, ebbe le mani tagliate da un colpo di spada, perché l’esercito cadesse nel caos, non scorgendo più le insegne da cui riceveva gli ordini a secondo il loro posizionamento. Ebbene Obizzo, nonostante la menomazione, si fece ridare le insegne e le portò tra le braccia, fintanto che la battaglia non terminò con la vittoria. Questo fatto gli valse il nome di Branchifort (Bracciaforti), divenendo l’Alfiere Generale dell’esercito del re ed ottenendo la città di Piacenza ed i feudi. I Branciforti arrivarono in Sicilia al seguito del re Federico II, come uomini d’arme. Interessante è anche il Castello arabo-Normanno detto “U Cannuni”, per l’unico torrione rimasto. Dal castello si gode un panorama incredibile sulla vallata di Mazzarino attraversata da affluenti del Salso (Himera meridionale), che hanno reso il territorio fertilissimo. Qui oltre agli ulivi c’è una coltura di pistacchi ed una famosissima di mandorle amare. Butera ( dall`arabo بوتيرة Butirah luogo scosceso), piccolo centro agicolo, a 400 mt sul livello del mare, offre al visitatore il suo castello medievale che ospita un antiquarium archeologico, i cui reperti provengono dal sito del monte Bubbonia, dalla necropoli di Fontana Calda e dalla necropoli di Piana della Fiera. Qui è possibile visitare le tombe, che si presentano a camera megalitica con recinto dell’area sacra, risalenti al sec. VII a c. E cosa assai curiosa si trovano proprio tra i giardini delle case. Il castello offre un panorama unico, sulla vallata del Salso (Himera meridionale), circondata da alture, su cui insistono i siti archeologici, le necropoli a grotticella ed al tempo stesso le città di Caltanissetta, Niscemi, ed altri centri abitati. Lo sguardo, avido, sembra abbracciare tutto il ventre della Sicilia. In fondo è possibile vedere Gela ed il mare. Sabucina e Tornambè: siti archeologici sicani, rispettivamente a 600 mt e a 500 mt dal livello del mare. Ci hanno regalato una bellissima vista sulle tombe a camera e a grotticella e sui resti di capanne circolari del XIII e XII sec. A.C. Sabucina conserva ancora i muri perimetrali, che conservano ancora un piccolissimo varco, da cui poter uscire per le scorribande notturne in caso d’assedio. Nelle capanne di Sabucina sono state rinvenuti alcuni calchi di fusione per punte di lance, frecce, spade. Mentre Tornambè ci ha regalato la possibilità di entrare in una capanna ricostruita dagli archeologi (progetto Archeo Green), sulla traccia dei ritrovamenti. La base della capanna circolare era in pietra a secco, il tetto spiovente fin quasi a terra, sostenuto da pali di legno, era stato costruito con le piante del luogo: erica, erba di diversi tipi e piccole canne intrecciate ed impermeabilizzato con l’argilla. Ci siamo introdotti nella capanna ed è stato come tornare indietro nei secoli. Siamo stati colpiti dalla capienza e dal tepore che ci ha accolto all’interno. Il Museo Archeologico di Caltanissetta, infine, ci ha restituito alla vista i calchi di fusione dei metalli, fibule di bronzo, monili, trovate nelle capanne di Sabucina, una meravigliosa statua di Kore ed un tempietto sicano, con gorgoni nostrane (testimonianza dell’influenza ellenistica). Diversi reperti di ceramica siculo- ellenistica provenienti dalle necropoli visitate e da Gibil Gabib (città dei morti) ed un paio di orecchini pendenti d’oro di origine bizantina, peraltro molto di moda tra la bigiotteria del nostro tempo. Ringraziamo i nostri accompagnatori: per Sabucina il geometra Sardo della Soprintendenza di Caltanissetta; per Mazzarino e Butera, l’archeologo Filippo Pesce; per Tornambè ,gli archeologi Enrico Giannitrapani e Filippo Iannì; per il museo di Caltanissetta e per tutto il viaggio l’archeologa Tiziana Fontebrera.

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