Jan Karsi: l`uomo che scoprì l`olocausto

Jan Karsi: l`uomo che scoprì l`olocausto

Jan Karsi: l`uomo che scoprì l`olocausto

A tu per tu con l`autore

Recentemente due dei maggiori esponenti del fumetto siciliano hanno presentato la loro sesta Graphic Novel alla libreria Feltrinelli di Palermo. Si tratta di Lelio Bonaccorso, disegnatore, e Marco Rizzo, sceneggiatore-giornalista. Entrambi siciliani – il primo di Messina, il secondo di Trapani – si sono fatti notare negli ultimi anni per aver dato voce, tramite un potente mezzo creativo, il fumetto, ad eventi di cronaca. Attraverso lo stile inconfondibile di Lelio e la penna puntuale di Marco sono riusciti a riportare alla memoria storie e personaggi trattandoli con un linguaggio trasversale e quindi accessibile a tutti, senza, però, sminuirne il valore e l`importanza. Si può tranquillamente dire che i lati opposti della Sicilia si sono uniti in un unico forte braccio. È loro il lavoro svolto sulle Graphic Novel: Peppino Impastato: un giullare contro la mafia (2009) Gli ultimi giorni di Marco Pantani (febbraio 2011), Primo (marzo 2011) Que viva el Che Guevara (ottobre 2011), L`invasione degli scarafaggi: la mafia spiegata ai bambini (2012) e anche sulle storie brevi: Chi si ricorda di Nino Agostino? su La Lettura 38, Corriere della Sera (agosto 2012), Il Satiro turbato su La Lettura 66, Corriere della Sera (gennaio 2013) Quest`anno è la volta di Jan Karski: l`uomo che scoprì l`olocausto. Il protagonista è un eroe polacco, esistito durante la seconda Guerra Mondiale, maggiore esponente della resistenza polacca al nazismo. Fu primo a scoprire l`olocausto, ciò nonostante le sue parole rimasero inascoltate. Con la contraddistinta atmosfera velatamente malinconica, la regia dinamica, uno studio accurato dei costumi, degli ambienti e del design dell`epoca, il tutto suggellato in maniera magistrale dal colore (realizzato da altri tre artisti siciliani: Giulio Rincione, Chiara Arena e Claudio Naccari) le 160 pagine riescono a cogliere e a riportare alla memoria di chi legge l`importanza e l`intensità del tema trattato. I due autori ci hanno concesso un’intervista, raccontando con liberalità le difficoltà e le soddisfazioni di questo mestiere: Avete collaborato assieme per molto tempo: com`è lavorare con l`altro? E cosa vi è piaciuto di più della vostra collaborazione? Marco: Innanzitutto Lelio è un amico, e lavorare insieme, confrontarsi, suggerirsi storie, approcci e spunti è sempre divertente. È raro che sceneggiatore e disegnatore vadano d`accordo come accade a noi, credo che si deve al fatto che per noi lavorare insieme è divertirsi tra amici. Adoro il suo stile, anzi i suoi stili: una delle cose più belle del lavorare con Lelio è vederlo sfidarsi continuamente, cercare sempre nuovi approcci e metodi. Lelio: Ormai con Marco possiamo dire che andiamo quasi a memoria. Io so come lui vede la narrazione, mentre lui conosce bene la mia impostazione ed il modo in cui immagino la scena. Questo rapporto richiede un buon equilibrio tra le parti artistiche che sia ben bilanciato, il quale porta inevitabilmente ad un`armonia che riesce a dare spazio al ritmo della storia senza soffocarne le potenzialità. E` sicuramente questa la qualità che apprezzo di più nella nostra collaborazione Ci racconti un aneddoto che vi è successo durante la lavorazione di Jan Karski l`uomo che scoprì l`olocausto? Marco: Se sfogli JAN KARSKI – L`UOMO CHE SCOPRÌ L`OLOCAUSTO troverai una vignetta che cita il quadro La Guerre di Rousseau, con il nostro eroe della resistenza polacca a cavallo e armato di spada, circondato da carri armati tedeschi. Quella scena ha indisposto alcuni nostri amici polacchi. Infatti pare che uno degli sfottò tipici dei nazisti verso i polacchi fosse che non avevano un esercito degno e si muovevano ancora con la cavalleria. Quindi quella scena dove Dziepaltowski dice a Jan "ti immagini a combattere i tiger a cavallo armato di spada" li ha indisposti, visto che è una ferita ancora aperta... mettendoci ovviamente in imbarazzo! Lelio, che rapporto hai con le tue tavole originali? Lelio: Come tutti gli autori sono molto legato alle mie opere ma non ne sono geloso. Non sono una persona possessiva, poiché attaccarsi troppo fa perdere obiettività offuscando il nostro senso critico, rallentando così il miglioramento e la comprensione. Bisognerebbe allenarsi a staccarsi dalle cose che si producono, è un`attività ardua ma molto utile. Tutte le tue grafic novel sono contraddistinte da uno stile molto personale, da dove nasce questo approccio stilistico? Lelio: Bella domanda ma che non ha risposta. E` una cosa del tutto naturale, un po` come scoprire cose di sé stessi che non si conoscono ancora. Marco, dai indicazioni precise ai disegnatori oppure lasci un margine d’interpretazione? Marco: Dipende. Se conosco il disegnatore con cui ho a che fare di solito lascio abbastanza spazio. Però ci sono scene che ho ben chiare in testa mentre le scrivo e in quel caso sono molto puntiglioso, anche perché solitamente sono scene importanti per lo sviluppo della storia. Che rapporto lega arte, fumetto e business? Marco: Se il fumetto è pubblicato da una casa editrice (come accade di solito) e non è stampato per sé, ossia entra in un mercato, ci sono tutte le regole che ci si può immaginare e che valgono per qualunque mercato. Con le difficoltà che sono ben note legate al mercato della letteratura e dell`arte, in un paese diseducato all`arte e al piacere della lettura, con spese sempre più alte per la produzione (costo della carta, della stampa e di distribuzione, ad esempio) e la necessità di rincorrere prodotti estremamente "facili" e commerciali per tenere in piedi la baracca. Una volta si pensava che pubblicando i best seller commerciali le case editrici potessero produrre anche roba più autoriale con parte di quegli incassi, oggi sembra che solo quei best seller garantiscono la sopravvivenza. Nel fumetto non c`è lo stesso andazzo che troviamo nel mercato dei libri, ma parliamo sempre di case editrici che devono mantenersi, pagare gli autori e i vari elementi della filiera produttiva e di conseguenza vendere. Non sono enti di beneficenza e spetta loro l’ultima parola, prima di venire passata ai lettori, veri giudici di cosa va e cosa non va. Credi che internet possa essere utile a sostegno dei tradizionali fumetti cartacei? Lelio: Beh non so. Sicuramente ha reso più semplice il nostro mestiere e ne ha aumentato moltissimo le potenzialità, ma credo che la diffusione del fumetto cartaceo non sia molto legata a quello digitale. Io li vedo (almeno in Italia ) come due settori paralleli ma non coincidenti. Quale può essere un suggerimento per un scrittore/disegnatore agli inizi? Marco: Leggere tanto (TANTO!), essere modesti, informarsi sul mercato e sapersi proporre. Sia in termini di educazione che di competenza: non proporti con un soggetto horror alla Disney o con un romanzo di fantascienza a una casa editrice che pubblica romanzi rosa. Sembra scontato, eppure... Lelio: Un buon consiglio è quello di mantenere sempre fisso il proprio obiettivo con impegno e sacrificio e non dimenticare mai di divertirsi con ciò che si fa. Il "gioco" permette di capire più rapidamente le regole basilari del fumetto, senza però appesantire o rendere frustante la dura e lunga attività di apprendimento. Cosa da forza al fumetto d`autore? Lelio: Credo la propria spontaneità e la possibilità di esprimersi con molta libertà senza troppi limiti. Marco, credi di rimanere a lavorare nella sceneggiatura a fumetti per tutta la vita o hai l`esigenza di spaziare in altri ambiti della scrittura? Marco: Innanzitutto ho cominciato a scrivere come giornalista e ancora oggi svolgo quell`attività. Ho scritto due saggi in prosa (uno dei quali in uscita quest`anno), varie inchieste, alcuni racconti brevi, una fiaba illustrata per bambini e uno spettacolo teatrale intitolato LA MAFIA NORMALE. Ho già avuto l`occasione di spaziare, insomma, e vorrei continuare a farlo, magari con un romanzo. A quale dei tuoi lavori sei maggiormente legato? Marco: Per il tema, anzi il personaggio trattato, a Mauro Rostagno, per la lunga e complessa lavorazione, per l`affetto che mi lega al personaggio, le amicizie che ha generato quel libro e l`opportunità che è stato raccontare una figura come Mauro. Ma il successo di PEPPINO IMPASTATO – UN GIULLARE CONTRO LA MAFIA è stato cruciale nella mia carriera sia per la fortuna del libro che per quello che mi ha insegnato come esperienza. Questo desiderio di raccontare nasce con i fumetti o è sempre stata una tua esigenza? Marco: Sono appassionato di fumetti da quando avevo 5 anni, quindi per me legare fumetti e giornalismo, altra mia grande passione e mestiere per cui ho studiato, è stata l`evoluzione naturale di un`esigenza, una spinta. Come scegli le tue storie? Marco: O si tratta di storie che già conosco e che voglio diffondere il più possibile, come quella di Peppino o Mauro, o per caso incappo in delle vicende che meritano di essere raccontate. A volte la discriminante è anche quanto si possa adattare quella storia al medium fumetto, per come è strutturata, per la sua complessità, etc. A volte, purtroppo, certe scelte sono influenzate dalla consapevolezza che ci sono storie che agli editori non interessano. Lelio, cosa ha significato per te cimentarti con personaggi realmente esistiti e di grande spessore? E com’è stata la gestazione di questi personaggi? Lelio: E` stato sicuramente un impegno, non difficoltoso ma certamente arduo. Quando racconti una "vita vera", devi stare molto attento a cosa e a come racconti la vicenda, usando molta delicatezza e capacità di immedesimazione. Questo tipo di fumetti ti spingono ad affinare la tua sensibilità, e a cesellare in maniera più precisa "le persone" che vai raccontando. Per dare un`idea, è uno studio molto simile a quello che fanno gli attori prima di interpretare una biografia. Sento subito i personaggi, che iniziano lentamente a crescere fino a svilupparsi in una trama sempre più fitta. Hai trattato nei tuoi lavori tematiche molto forti, come in quest`ultimo: Jan Karski l`uomo che scoprì l`olocausto, qual` è stata la difficoltà maggiore? Marco: Sicuramente quella di condensare una storia così densa e ricca in 125 pagine di fumetto. Pensa che l`autobiografia di Karski è di ben 500 pagine! Ho dovuto operare tagli alla storia ed eliminare alcuni personaggi secondari, cercando allo stesso tempo di mantenere il significato e il valore ultimo della storia di Jan Karski. Poi temevo che fuggire dalla retorica sarebbe stato più difficile, invece forse per ragioni legate al mio stile, che è molto asciutto, realistico e quasi privo di didascalie, è stato più facile di quanto pensassi. Come sei venuto a conoscenza della storia di Jan Karski? Marco: Mi ci sono imbattuto per caso, leggendo un trafiletto su un giornale, due anni fa, che dava notizia della pubblicazione in Germania dei suoi diari. In quel trafiletto c`era un accenno alla sua vita incredibile e avventurosa: ho cominciato ad approfondirla e mi sono subito convinto che meritava di essere conosciuta da più gente possibile, e che sarebbe stata perfetta per essere raccontata a fumetti. Quanto tempo è stato necessario per portare a termine le varie fasi di lavoro di Jan Karski l`uomo che scoprì l`olocausto? Lelio: Io personalmente con il team di coloristi ho lavorato per circa 11 mesi. Marco almeno due anni di lavoro e di studio della vicenda che non era affatto semplice da riassumere in un volume di sole 125 pagine. Quale è stata la parte più difficile di questo percorso? Lelio: Un libro di questo tipo presenta varie difficoltà: in primo luogo lo studio dei molti personaggi e degli equilibri emotivi, e poi l`enorme lavoro di documentazione che abbiamo svolto. Io da solo ho raccolto qualche centinaio di foto e documenti vari. Dal punto di vista tecnico la scelta dei toni e delle atmosfere del colore; e qui devo dire di essere stato molto fortunato ad avere avuto un team di giovani coloristi esordienti molto in gamba oltreché assolutamente professionali. Mi sento quindi di ringraziare pubblicamente per l`ennesima volta Chiara Arena, Claudio Naccari e Giulio Rincione, che mi hanno pazientemente seguito nella supervisione al colore. La tua soddisfazione più grande? Lelio: Beh soddisfazioni molte, soprattutto negli incontri con le scuole ed i giovani lettori. Ma probabilmente la mia soddisfazione più grande deve ancora arrivare…mi piace pensare di essere ancora troppo "giovane" per questo momento!

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