L’agorà di Paceco

L’agorà di Paceco

L’agorà di Paceco

Sopravvivenze sociali, per fortuna!

Spesso abbiamo parlato di monumenti ed eventi culturali, rispolverando temi cari all’archeologia ed alla storia di un territorio, ma finora, credo, non è stato ancora presentato una località e la sua organizzazione urbanistica per esaltarne il ruolo storico-artistico nel sostrato sociale. E’ il caso di Paceco, un comune della provincia di Trapani in cui risiedono altre 11 mila abitanti (Dati Istat 2011). Benché il territorio di Paceco sia stato interessato da frequentazioni antropiche già in epoca preistorica, soprattutto nel Neolitico, il primo nucleo d’abitato sorse soltanto nei secoli XIV-XV intorno alla chiesa di San Lorenzo di Xitta, che apparteneva all’Ordine di Malta. Dopo un periodo d’abbandono del villaggio, il sito venne rifondato nel 1607 dal marchese Placido Fardella, che proprio grazie a questa decisione poté assumere il titolo di principe. Il nome della cittadina si fa risalire a Teresa Pacheco, marchesa di Vigliena e nipote del vicerè di Sicilia, ma secondo un’altra tradizione popolare potrebbe derivare dal dialetto ”pace ccà”, con cui si sarebbe voluto sottolineare l’indole pacifica dei suoi abitanti e la dolcezza del luogo. Oggi Paceco è un centro di piccole dimensioni, concepito secondo un meditato schema urbanistico, con un impianto a maglia perfettamente ortogonale con isolati rettangolari, secondo un uso molto ricorrente negli abitati secenteschi. L’impianto ortogonale è un omaggio alla pianta urbanistica elaborata dal Ippodamo di Mileto, architetto e urbanista greco vissuto nel V secolo a.C., il primo che secondo la tradizione storiografica avrebbe teorizzato schemi planimetrici regolari, nella costruzione di una città ideale. Il cuore dell’impianto urbanistico, però, può riconoscersi senza dubbio nella sua piazza principale, Piazza Vittorio Emanuele, su cui si affaccia il sagrato della Chiesa Madre, quest’ultima edificata nel 1632. Piazza Vittorio Emanuele è il luogo per eccellenza in cui la comunità pacecota si è sempre riunita, a vario titolo: dalle feste di paese alle serate dei ragazzi più giovani, dagli anziani abitudinari agli appuntamenti, dati usando la piazza come riferimento noto a chiunque. Insomma, la stessa piazza che ha ospitato negli ultimi anni il Live on the Rock Contest, può considerarsi a pieno titolo il fulcro socio-economico della cittadina. Il ruolo della piazza è talmente definito, a tutti i livelli sociali ed economici, che diventa spontaneo istituire un parallelo proprio con le antiche città greche a cui si ispira l’impianto urbanistico di Paceco. Nell’antica Grecia, infatti, la piazza principale della polis, la città, veniva chiamata AGORA’, dal verbo aghéiro, che significa raccogliere, adunare. L’agorà era percepita da tutti i greci come fulcro della vita cittadina, dal punto di vista economico e commerciale, perché sede del mercato, ma anche sotto il profilo religioso, perché vi si trovavano i luoghi di culto del fondatore della città o della divinità protettrice, ed infine riferimento politico e della democrazia, perché destinata ad ospitare le assemblee cittadine. In questa breve descrizione dell’agorà si scorge anche Piazza Vittorio Emanuele, la sua importanza ne è definita: come non riconoscere in questo punto urbanistico l’identità di un paese? Come non riscontrare, ancora una volta, il melting pot tipico del territorio siciliano, frutto delle diverse frequentazioni nel corso dei secoli? Paceco è questo: un territorio dalla storia molto antica, seppure fondata ufficialmente solo nel XVII secolo, e che tuttavia conserva in sé lo spirito degli avi greci, le tradizioni sicule. Un pastiche di sentimenti e conoscenze senza tempo, che è entrato a far parte dell’era cybernetica senza mai perdere di vista la consapevolezza.

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