LA SAVANA IN SICILIA?

LA SAVANA IN SICILIA?

LA SAVANA IN SICILIA?

Il Museo Gemellaro: un viaggio nel tempo fino a 270 milioni di anni fa.

(foto:le tre diverse dimensioni degli elefanti siciliani) Elefanti e leoni? Sono animali che vivono nella savana e nella giungla, due habitat estranei al territorio italiano. Eppure, tra cinquecentomila e centoventimila anni fa non era esattamente così: proprio la Sicilia era popolata da elefanti, leoni, insieme a orsi, iene, buoi, lupi, ippopotami e cervi. Non ci credete? Allora è giunto il momento per voi di salire sulla macchina del tempo ed iniziare un viaggio avvincente nel Museo Geologico Gemmellaro di Palermo. Le coloratissime sale di questo Museo offrono l’opportunità di dare un’occhiata ad una storia dell’isola lunga 250 milioni di anni, e raccontata da 600 mila reperti suddivisi in collezioni paleontologiche, mineralogiche e stratigrafiche. La raccolta di questo vero e proprio patrimonio è iniziato nel 1779 ad opera del re Ferdinando I di Borbone, ma è stato nella metà dell’800, con il catanese Gaetano Giorgio Gemmellaro, che venne fondato il museo, trovando in questo naturalista il vero fautore del suo successo scientifico. Grazie ad una continua ricerca di fossili e rocce, egli rese la struttura una fra le più prestigiose di Palermo e uno tra i principali musei geologici e paleontologici europei, per i rari reperti posseduti, alcuni dei quali pezzi unici a livello mondiale. Così, oggi è possibile visitare l’esposizione paleontologica dei più antichi fossili siciliani, e non solo, dell’era paleozoica (270 milioni di anni fa), per ritrovarsi rapidamente nel giurassico mondo dei dinosauri, dove ci aspetteremmo tirannosauri e triceratopi in pieno stile Spielberg, e invece sorprendentemente ci ritroviamo circondati da pesci, molluschi e qualche rettile volante, si, perché all’epoca la Sicilia era sott’acqua! Ma i visitatori non rischiano di restare delusi, scoprendo che anche in mare esistevano animali curiosi e dalle dimensioni più varie, come le Ammoniti: molluschi cefalopodi con conchiglia a spirale, con un diametro che variava dai pochi centimetri fino ad un metro e più, e di cui il museo offre una ricostruzione tridimensionale con tanto di organi interni. Una volta estinte le “terribili lucertole” – questo è infatti il significato della parola dinosauri – la Sicilia marina era affollata da creature subacquee, dalle piccole colonie dei coralli allo spaventoso Carcharodon megalodon, uno squalo del Miocene (16 milioni di anni fa) lungo fino a 15 metri e i cui denti sono stati ritrovati perfino nella zona delle Madonie. Una sala è dedicata all’uomo con il prezioso scheletro di Thea, la donna più antica dell’isola a noi nota, che risale al Paleolitico, dal cui teschio è stato ricostruito il volto, mentre una sala è dedicata ai cristalli, dove è custodito un vero e proprio tesoro geologico: una lastra di gesso, fra cristalli di zolfo e salgemma, che contiene una goccia d’acqua del Mediterraneo risalente a 6 milioni di anni fa, un unicum a livello mondiale. All’ultimo piano del museo troviamo infine una chicca che piacerà ai più piccoli: l’elefante nano siciliano, ossia l’Elephas Falconeri, una forma nana di quell`enorme mammifero giunto in Sicilia durante l’era glaciale, le cui dimensioni si sono ridotte fino al metro d’altezza come forma di adattamento ad un territorio inadeguato al mantenimento di numerose mandrie di elefanti. Ancora una volta si tratta di una peculiarità siciliana, che rende il nostro territorio fonte inesauribile di spunti di studio, di riflessione e percorsi di visita alternativi. (Curiosità: un esemplare di elefante mastodontico è stato trovato, durante dei lavori di scavo, nel bel mezzo della via Libertà di Palermo). Tiziana Fontebrera