L’ABBAZIA GRECA DI GROTTAFERRATA

L’ABBAZIA GRECA DI GROTTAFERRATA

L’ABBAZIA GRECA DI GROTTAFERRATA

“Una gemma orientale incastonata nella tiara pontificia” Papa Leone XIII

Le colline tuscolane del Lazio nascondono un immenso tesoro: il Monastero Esarchico di Santa Maria di Grottaferrata e la sua Biblioteca. Nell’anno 1004 una comunità di monaci provenienti dalla Calabria bizantina, allontanatasi in seguito alle incursioni saracene, dopo varie peregrinazioni, trovò accoglienza nel monastero di S.Agata sui colli tuscolani. Erano guidati da un personaggio dotato da grande carisma, greco d’origine, San Nilo da Rossano, loro padre spirituale, affiancato dal discepolo prediletto S. Bartolomeo il Giovane, confondatore del Monastero. Come “raccontano” gli affreschi della biblioteca, sui colli di Tuscolo vi erano i ruderi di una grande villa romana, forse appartenuta a Cicerone, fra di essi un sepolcro denominato, per le finestre con doppia grata di ferro, “Crypta ferrata” (da qui Grottaferrata). Gregorio Conte di Tuscolo, ne fece dono ai monaci, che cominciarono a costruire il primo nucleo del Monastero o Abbazia di San Nilo, utilizzando il materiale dell’antica villa romana. Vent’ anni dopo, il Santuario era completato e fu dedicato alla Madonna. L’Abbazia era fedele alla Chiesa di Roma, nonostante conservasse le sue tradizioni bizantine, e tale rimase anche quando 30 anni dopo cattolici ed ortodossi si separarono col Grande Scisma d’Oriente. Monaci cattolici di rito bizantino-greco, potremmo definirli. Oggi, questa peculiarità, si traduce nella partecipazione di cattolici alle celebrazioni. Particolarmente suggestivi sono i matrimoni e particolarmente emozionante, durante la liturgia italo-bizantina, è l’ascolto dell’antico canto greco, risalente ai fondatori dell’Abbazia ( Inni Sacri di S. Bartolomeo sec. XI), che con voce umana non accompagnato da strumenti musicali, si eleva maestoso e austero nella Basilica. All’interno della Chiesa, imponente si eleva l’iconostasi bizantina, che separa la navata dall’abside: al centro la Porta Santa. Sopra di essa, tra i marmi del Giorgetti, discepolo del Bernini, e tra due maestosi angeli oranti, troneggia bellissima l`icona bizantina di Maria con il bambinello in braccio “Theotòkos”, che domina il coro e la navata e che fu il perno su cui si eresse il Monastero. Portata con se dal S. Nilo, non sappiamo se questa icona, le cui caratteristiche sono analoghe a quelle ortodosse, provenga direttamente da Costantinopoli o se sia stata forgiata nelle Calabrie, allora sotto il dominio politico ed ecclesiastico di Bisanzio. Sappiamo, invece, che attorno al culto della “Theotòkos” nacque e si formò il paese di Grottaferrata. Da S. Bartolomeo, che nei suoi Inni sacri, menziona la Vergine col Bambino, oggetto di somma venerazione e fonte di miracoli, fino alla seconda guerra mondiale, quando tutto il paese si rifugiò dentro le mura del Monastero, invocando la protezione della Madonna. Ma l’aspetto più avvincente di questo Monastero è l’opera dei suoi monaci amanuensi e la sua Biblioteca, ricca di manoscritti liturgici ed ascetici, celati alla nostra società consumistica. Già s. Nilo era un esperto ed elegante calligrafo: egli fu anche l`inventore di un proprio sistema di abbreviazioni (tachigrafia) ed è all`origine di una particolare scuola di scrittura, la scuola `niliana`. Gli è attribuito un Evangeliario(Ms. βα XIX - Gr. 215), contenente le opere ascetiche e dogmatiche del Beato Marco Monaco, discepolo di S. Giovanni Crisostomo, l’ascetica del Beato Diacono, vescovo di Fotice nell’Epiro (V sec.) e un discorso di Basilio di Seleucia. San Nilo insegnò ai monaci la sua arte ed essi la esercitarono fino al sec. XVIII (l’ultimo amanuense, quasi centenario, vive ancora in Monastero). Grazie ad essi, nel tempo, il monastero divenne un importante centro di cultura. Nel 1931, Padre Nilo Borgia (1870-1942), bibliotecario dell`Abbazia fin dal 1909, ideò un laboratorio in cui i monaci potessero dedicarsi al restauro dei loro preziosi manoscritti. In una sala dell’antica foresteria dei monaci, nacque il “Laboratorio di Restauro del Libro Antico”, che ben presto si ampliò ed assunse un carattere parecchio rilevante, perché alla raffinatissima abilità artigianale dei monaci aggiunse la ricerca scientifica e l’analisi bibliografica. Questo determinò l’arrivo, in Abbazia, di numerosi manoscritti provenienti da tutta Italia, che necessitavano di interventi. Prestigiosi furono: il Codice membranaceo del Typikòn di Càsole del sec. XII, danneggiato enormemente dall`incendio del 1904 della Biblioteca Universitaria di Torino; l’Evangeliario greco del Tesoro di s. Marco, proveniente dalla Biblioteca Marciana di Venezia danneggiato dall’umidità; i tre rotoli in pergamena dei secc. XI/XII degli Exultet, provenienti dalla città pugliese di Troia. Particolare di nota è stato il ritrovamento delle Omelie di s. Efrem dei secc. VI/VII, tra le pagine di un volume del XIV sec. in restauro presso i monaci criptensi, proveniente dalla prestigiosa biblioteca romana della Vallicelliana. Oltre mille volumi giunsero a Grottaferrata da Firenze, nel 1966, danneggiati dall’alluvione. Ma il restauro più difficile e prestigioso è stato quello effettuato sul Codice Atlantico di Leonardo. Disegni di macchine, studi geometrici, calcoli, appunti e note personali, raccolti in oltre 1.000 tavole dal titolo "Disegni di machine et delle arti secreti et altre cose di Leonardo da Vinci racolti da Pompeo Leoni". Il Codice era alquanto malridotto per la decomposizione delle colle, che avevano attratto insetti e per il diffondersi delle muffe. “La Biblioteca possiede, inoltre, un alto numero di rari palinsesti”- ci dice la dottoressa Francesca Sirianni, . “Antichi manoscritti in pergamena nei quali, in passato, la primitiva scrittura è stata grattata via per fare posto ad una successiva scrittura. Con gli odierni mezzi tecnici, oggi, è possibile leggere di nuovo la scrittura più antica e recuperare in gran parte lo scritto perduto”. Nonostante che numerose opere siano finite a Roma alla Biblioteca Vaticana, oggi l’Abbazia di San Nilo possiede circa 500 manoscritti greci ed altrettanti latini, varie centinaia di incunaboli e cinquecentine e 50.000 libri a stampa, appartenenti allo Stato Italiano, che ne incamerò i beni insieme agli stessi edifici dell’Abbazia già dal 1873. Oltre ai 20.000 volumi di esclusiva proprietà del cenobio criptense. Nel settembre del 2011, Grottaferrata, per la sua peculiarità, è stata riconosciuta meritatamente "CITTA` DEL LIBRO". foto: Miniatura a piena pagina raffigurante un Evangelista nell`atto di scrivere. Da un Evangeliario risalente al XIV sec., completo dei quattro evangeli, integri, portato da Corcira (Corfù), fu offerto in dono alla Biblioteca Criptoferratense nel 1729.

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