RECUPERATA LA NAVE ROMANA
Nell’estate del 1999, Antonio Di Bono e Dario D’Amico dell’“Archeoclub” di Trapani, localizzano un relitto tra le alghe, proprio di fronte il Lido Marausa. Il miracolo: si tratta di una nave romana mercantile risalente al III sec. d.c., lunga 27 metri e larga 9, che è rimasta lì a portata di mano, per tutti questi secoli, a tre metri di profondità e a 150 dalla costa. Affondata, forse mentre faceva manovra, nei bassi fondali del fiume Birgi, che allora era navigabile per parecchi chilometri e che, inabissatosi, adesso appare solo nella stagione invernale, sottoforma di grande acquitrino, nei pressi della spiaggia. Ben nascosta dal sedimento argilloso accumulatosi nei secoli, fittamente compattato dalle radici della poseidonia cresciuta sullo scafo, la nave si è conservata, incredibilmente, quasi integra con tutto il suo carico di ceramiche ed anfore. Con lo stanziamento di ottocentomila euro da parte della Regione Siciliana, archeosub, ingegneri e restauratori si sono messi alacremente al lavoro per far riemergere dal mare un pezzo del nostro passato. Le anfore si sono presentate con tracce del loro carico: noci, olive e fichi. Dalle ceramiche da cucina, si è potuto stabilire che l’equipaggio era formato da una decina di uomini che provenivano probabilmente dalle coste della Tunisia (Cartagine?) e che contrabbandavano “tubuli”: tubi di terracotta sigillati da un manto di extradossale di cocciopesto con cui allora si costruivano le volte leggere. Nel Nordafrica questi laterizi costavano meno e così i marinai potevano arrotondare i loro magri guadagni, come ha spiegato Sebastiano TUSA, Soprintendente ai Beni Culturali di Trapani Il 12 settembre alle 17:45 l`archeosub Francesco TIBONI e l`operatore tecnico Francesco SCARDINO della Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali e Ambientali del Mare, emozionantissimi, cominciano a tirare fuori il grondante fasciame. Emergono pezzi di legno che l’Ing. Gaetano LINO, Direttore dei Lavori del Cantiere, chiarisce essere “corrente di stiva”, "serrette”,…insieme a centinaia di colli di anfore recanti iscrizioni e simboli, forse, punici. L’evento: è la nave meglio conservata mai ritrovata! Si presentano in perfetto stato sia il lato sinistro che quello destro dello scafo. «La chiglia è dritta - afferma Francesco Tiboni - e la nave è aperta "a libro"» «Potremo restituire al relitto, una volta restaurato, uno straordinario effetto a tre dimensioni» ci dice Giovanni Gallo, responsabile di «Legni e Segni di Memoria», il laboratorio di Salerno, all’avanguardia nel settore per aver brevettato un metodo innovativo di restauro dei materiali vecchi di secoli, presso cui la nave verrà portata. Trapani si trovava sulla rotta del traffico commerciale tra Roma e l`Africa del Nord, da e verso Cartagine. Secondo il gruppo IAS a poche decine di metri dalla costa di Marausa c`é un cimitero di navi da carico affondate o per le avverse condizioni meteo marine o per l`imperizia dei naviganti, che ne avrebbero determinato l`incagliamento nei fondali troppo bassi. Senza contare le navi cartaginesi affondate dai Romani nel mare delle Egadi nella famosa battaglia che concluse la Prima Guerra Punica (241 a. C.) Il console romano Lutazio Catulo, dopo aver assediato Trapani allora abitata dai Puni, attaccò le navi cartaginesi al largo del porto della Città, scatenando una rovinosa battaglia navale e affondando oltre cinquanta navi da guerra, che giacciono negli abissi dell’Isola di Marettimo. Ci auguriamo che, dopo il restauro (previsti due anni di lavori), la nave possa rimanere nell’hinterland trapanese, come ulteriore attrattiva turistica del nostro bellissimo territorio, patria dei numerosi popoli che si sono avvicendati nella storia dell`uomo.