Una lezione di libertà dal passato.
Da tutte le parti ci arriva, oggi, la parola LIBERTA’, ma mai come adesso ne abbiamo perso il senso. E’ questo forse il motivo per cui “L’Officina di Studi Medievali” di Trapani ha presentato il lavoro del Dott. Alberto SAMONÀ, scrittore e giornalista, sul pensiero di GIORDANO BRUNO. GIORDANO BRUNO nasce a Nola, vicino Napoli, da famiglia modesta, nel 1548, in pieno Rinascimento, che non è soltanto un’epoca di luce, ci dice il dott. Samona’, per come ce l’hanno catalogata. Infatti, si fanno processi sommari, siamo in piena Inquisizione e regna l’Oppressione spagnola, ma è il tempo in cui il pensiero magico-ermetico (1) si risveglia contro il dogmatismo religioso. Entra in un convento domenicano (1565) non per vocazione (getta via le immaginette dei santi e conserva solo il crocefisso), ma per studiare la filosofia, che diversamente non gli sarebbe stato possibile. La sua sete di conoscenza gli fa leggere contemporaneamente S.Tommaso ed Erasmo da Rotterdam, rigorosamente proibito, causa della sua fuga da Napoli (1576). Inizia a peregrinare, prima per l’Italia e poi per l’Europa e si mantiene insegnando. Le sue idee attirano le corti dell’Europa, diventa famosissimo e conteso a Ginevra, Tolosa, Parigi, Oxford, rivoluziona il pensiero del tempo, lo libera dalle “imperfettissime ombre”: i dogmi religiosi. Nella teologia, G. B. proclamò il panteismo e il panenteismo. Il panteismo sostiene che Dio coincida con l`Universo materiale. Nel panenteismo Dio è visto come il Creatore e/o la Forza Animatrice dell`Universo, che pervade il Cosmo e di cui tutte le cose sono costituite. Dentro ciascuno di noi c’è una energia che proviene dal Cosmo, dal Divino. Tutta la materia è permeata da questa energia e quindi la materia e l’uomo fanno parte del divino. La materia, dunque, è energia condensata. Il Divino stesso è materia di un ordine differente, sublimata: puro spirito, pura energia. L’uomo e il Cosmo, dunque, parlano la stessa lingua. L’Uno è il Tutto ed insieme compartecipano alla stessa realtà. Nella filosofia, proclama il diritto umano alla libertà della conoscenza. Fu un indagatore di tipo analogico non analitico della realtà. La conoscenza avviene per un processo di illuminazione, per l’ingerenza del Cosmo, quando la nostra volontà e il nostro sacrificio per la ricerca del sapere aprono la mente, la conoscenza cosmica entra in noi stessi e Dio non è fuori di noi, ma è in noi. La filosofia bruniana è una filosofia dell`eroismo, diretta a liberare gli uomini dalla paura. “Noi stessi siamo ponti per arrivare al Divino” – dice. Riusciamo a comprendere la verità un pezzetto alla volta, con grande sforzo e sacrificio. Nell’etica gettò le basi di una morale positiva e indipendente dalla religione, sostenendo che tutto l`universo è pervaso da una teleologia immanente, per cui si perfeziona e si migliora ogni cosa, essendo la natura causa, legge e finalità a se stessa. L`essenziale per Bruno, non è la religione, ma la morale. Una morale senza dogmi, che elimina la necessità di una educazione ecclesiastica. Nella scienza,. diremmo che intuisce la teoria della scissione delle cellule “ Tutto deriva da una cosa sola che si scinde per adattamento”- dice. Il Cristianesimo aveva scisso Dio dalla Natura. (Adamo ed Eva erano stati cacciati dall’Eden). La Natura era decaduta, maledetta, asilo di demoni, habitat dell’uomo. Per B., invece, il Divino non solo risplende nella massima esplicazione dell`Universo, ma anche nella più piccola delle cose. In tutto c`è vita. Perciò “La conoscenza del divino è razionale, cioè si giunge ad essa con la nostra ragione, ed è questa la forma più perfetta per conoscere la divinità”. Combattè l`antitesi tra il cielo e la terra, sostenendo l`unità dello spirito e della materia, l’identità del senso e dell’intelletto. Nella cosmologia intuì l`infinità dello spazio. Nell` astronomia sostituì il sistema eliocentrico a quello geocentrico. Rigettò l’idea che la Terra fosse oggetto privilegiato della creazione di Dio, il centro di un universo piccolo e limitato ed affermò che l’Universo è infinito e che esistono infiniti mondi senza un centro. Siamo al superamento del Dualismo rigido medievale, che si fondava sulla concezione aristotelica. Fine della concezione tolemaica, come imperfettissime ombre di una realtà ben più grande. Ma la convinzione della sua superiore conoscenza, lo porta a criticare continuamente i suoi colleghi, talora anche con arroganza (a volte li definisce asini). Colleziona, perciò, scomuniche su scomuniche, sia dalla chiesa cattolica che dalle chiese riformate. In rotta con gli ambienti puritani, isolato e indesiderato a livello europeo, accoglie l’invito che il nobile veneziano Giovanni Mocenigo gli porge nel 1592, chiedendogli di andare a Venezia per insegnarli l’arte della memoria. Accetta nonostante la consapevolezza del pericoloso rientro in Italia. Ma qui accade un fatto eclatante. Forse insoddisfatto nella sua aspettativa di mirabolanti tecniche magico-mnemoniche, di cui credeva fosse detentore il suo ospite, il Mocenigo lo rinchiude nelle stanze del suo palazzo e lo denuncia alla locale Inquisizione asserendo di averlo sentito bestemmiare e proclamare frasi eretiche. Viene condotto a Roma e sottoposto ad un processo che durò sette anni. Dapprima il processo assunse caratteristiche favorevoli per B., che si era difeso sostenendo di aver formulato ipotesi filosofiche e non teologiche e che per quanto riguardava la materia della fede si rimetteva pienamente alla Chiesa di Roma, chiedendo perdono per qualche sconsideratezza che avesse potuto pronunciare. Ma la presenza del Cardinale Gesuita Roberto Bellarmino (2), che aveva preso in mano le carte del processo (1597), fu determinante. Egli gli chiese, infatti, di rifiutare in blocco le sue idee, scardinanti le basi della dottrina ecclesiastica., attentato alla supremazia della teologia sulla filosofia e della religione sulla ragione. A questa richiesta G. Bruno rifiutò. Il giovedi 17 febbraio del 1600 , venne condotto a Campo de’ Fiori con la lingua “in giova" cioè con una mordacchia di cuoio che gli impediva di parlare ( per paura che potesse convincere la gente) e qui, spogliato nudo e legato a un palo venne bruciato vivo. Alla vista di un crocifisso, che gli mostrarono attraverso le fiamme e che gli volevano far apparire come carnefice, il Bruno distolse lo sguardo. Ne seguì la damnatio memoriae: tutte le sue opere sparirono dalla circolazione. Per anni la Chiesa negò persino che fosse stato arso vivo. Ma quando i laici ed i massoni, nel Risorgimento, occuparono il Vaticano, trovarono tutta la documentazione nascosta. Oggi a Roma, in Campo de’ Fiori, a pochi metri dal Vaticano possiamo ammirare la statua di GIORDANO BRUNO, monumento alla libertà di pensiero ritrovata. I suoi maestri: • Ermete Trismegisto - Corpus Hermeticum • Tommaso D`Aquino (1126 - 1198) • Ibn Rushd - Averroè` (1126 - 1198) • Ramon Lull (1232 - 1316) • Niccolò Cusano (1400 - 1464) • Marsilio Ficino (1433 - 1499) • Pico della Mirandola (1463 - 1494) • Erasmo da Rotterdam (1469 - 1536) • Paracelso (1493 - 1541) • Tommaso Campanella (1568-1639) Alcuni dei suoi scritti: • De Umbris Idearum • Cantus Circaeus • Candelaio • La Cena de le Ceneri • De la causa, principio et uno • De l’infinito • Universo et mondi • Spaccio de la bestia trionfante • Cabala del cavallo pegaseo • De gl’heroici furori (1) - A partire dal I secolo a.C. circa e fino al III secolo si formò un “corpus” di scritti ermetici, (tradotto in latino da Marsilio Ficino alla fine del XV secolo) composto da materiale frammentario raccolto in età tolemaica, con le concezioni della conoscenza antica, attribuita ad Ermete Trismegisto (Ermete tre volte grandissimo) dio della scrittura e della magia. Nasce la filosofia ermetica. Secondo la quale Dio si rivela all’uomo illuminato tramite la gnosi (conoscenza). (2) E’ lo stesso Cardinale che condannò Galileo Galilei.