UN ARGENTIERE TEDESCO A TRAPANI "WOLFANG HUBER"

UN ARGENTIERE TEDESCO A TRAPANI

UN ARGENTIERE TEDESCO A TRAPANI "WOLFANG HUBER"

Mostra al Museo Pepoli su Wolfang Huber, dal 9 novembre.

Dopo il successo riscosso ad Erice e la grande partecipazione di pubblico, la mostra “Wolfang Huber. Un argentiere tedesco a Trapani (1864-1782)”, curata da Lina Novara e Pietro Messana, si sposta a Trapani presso il Museo regionale “Agostino Pepoli” dove sarà visitabile dal 9 novembre 2023 al 28 gennaio 2024, negli orari di apertura del Museo.

La mostra comprende opere del maestro tedesco attivo a Trapani nella seconda metà del secolo XVIII, e manufatti di argentieri trapanesi contemporanei.

Wolfang Huber, figlio di Mattia e Ursula, originario del Ducato di Baviera, fino al 1755 risulta presente nella bottega di Johann Benno Canzeler, che era stato bravo allievo di Johann Christoph Steinbacher, il più importante rappresentante della corporazione degli orafi e argentieri attivi a Monaco nella prima metà del '700.

Il giovane Huber, lasciata la Baviera, dopo un lungo girovagare durato 13 anni in diversi regni e paesi d’Europa, arriva a Trapani nel 1764.

Non conosciamo i motivi della venuta a Trapani e la scelta di eleggerla come sua dimora, tanto da volersi “accasare” come riporta un documento del 1767, conservato presso l’Archivio Diocesano.  A Trapani si sposa due volte: la prima nel 1768 con Maria Accardo e, rimasto vedovo, in seconde nozze sposa nel 1776 Francesca Scaduto, vedova del noto argentiere Vincenzo Bonaiuto del quale Huber acquisisce la bottega.

È attestato in vita fino al 1782, ma una fonte documentaria del 1783, indirettamente, fa intuire che a questa data fosse morto.

A Maria Accascina va il merito di avere individuato, nel 1976, le iniziali del maestro tra quelle degli argentieri trapanesi, mentre ad Annamaria Precopi quello di avere ritrovato in documenti d’archivio, nel 1989, il nome dell’argentiere tedesco sciogliendone la sigla. L’inventariazione informatizzata dei Beni Culturali Mobili Ecclesiastici, promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana e portata avanti dalla Diocesi di Trapani sin dai primi anni del nostro secolo XXI, ha permesso poi di individuare diversi oggetti marchiati con la sigla W. H.

La raccolta di opere in esposizione, in gran parte inedite, intende far emergere dall’oblio la personalità artistica di questo poco noto maestro aggiornato sullo stile del tempo, il rocaille, e di farne apprezzare le capacità tecniche ed espressive.

Accanto alle opere di Huber vengono esposti, per confronto, manufatti antecedenti, contemporanei e posteriori, primi fra tutti quelli di Vincenzo Bonaiuto (1717-1771), uno dei più aggiornati maestri trapanesi del tempo. Molto apprezzato dalla committenza, non solo cittadina, il Bonaiuto ricevette incarichi di prestigio come la collaborazione nella rinomata bottega Lotta per la realizzazione del grandioso paliotto della cappella del Crocifisso nella chiesa di San Domenico, ora al Museo Pepoli.

Huber nei suoi manufatti, tutti di ottima fattura - calici, ostensori, cartegloria, reliquiari … - interpretò i tipici motivi decorativi del rococò, le cartouche, le volute, le forme sinuose, e aggiunse un sapore germanico a quel gusto che si andava affermando anche localmente nella produzione argentaria.

Il rapporto del tedesco con Trapani e il suo territorio è attestato dai marchi della città - DUI (Drepanum Urbs Invictissima) - e dalle sigle dei consoli della maestranza trapanese, impressi sui manufatti del maestro.

Opere come il sontuoso repositorio di Erice sicuramente lasciarono il segno nell’evoluzione stilistica dell’arte argentaria trapanese, sia per l’esuberanza decorativa tipicamente rococò, sia per il sapiente uso del bulino nel lavoro di cesellatura.

La sua opera fu molto apprezzata da una raffinata committenza, dall’ambiente monastico e da esponenti di illustri famiglie aristocratiche, come viene confermato dagli emblemi di alcune famiglie, talvolta cesellati all’interno di cartigli.

Nella bottega del maestro probabilmente furono molti i giovani che appresero la tecnica dello sbalzo e del cesello tramite l’uso del bulino, oltre che le più aggiornate tendenze dell’arte europea: tra questi Carlo Caraffa, Natale e Leonardo Daidone, Giacomo Costadura, Antonio Scalabrino.

La lezione di Huber sembra essere stata bene acquisita dall’argentiere che sigla con le iniziali GC, forse Giacomo Costadura, il quale dal maestro riprende i motivi rocaille che incorniciano spighe di grano e grappoli d’uva.

Dalla metà del XVIII secolo fino al secondo decennio del XIX, nelle attivissime botteghe dei Parisi - Nicolò, Vito e due Vincenzo - furono prodotte suppellettili liturgiche ed opere di uso domestico, lavorate con tecnica raffinatissima a sbalzo e cesello e contrassegnate da ornati rococò e motivi che, via via col trascorrere degli anni, andarono evolvendosi verso il Neoclassicismo.

L’esposizione documenta, con più di quaranta opere, la produzione argentaria trapanese dal Bonaiuto ai Parisi, attraversando Huber, ossia dalla metà alla fine del secolo XVIII.

Collaterale alla mostra si potrà effettuare, tra le sale del Museo Pepoli, un percorso tematico sullo stile “Rococo”, che pone l’attenzione su opere in maiolica policroma, argento, legno, cuoio, avorio, madreperla, facenti parte delle collezioni museali.

All’inaugurazione, prevista per giovedì 9 novembre p.v. alle ore 17,30, dopo i saluti della direttrice del Museo Pepoli, Anna Maria Parrinello, interverranno: Mario La Rocca, Dirigente Regionale dei Beni Culturali e della Identità Siciliana, Mons. Pietro Maria Fragnelli, Vescovo della Diocesi di Trapani, Mons. Pietro Messana, Direttore dell’Ufficio BB.CC.EE. ed Edilizia di Culto della Diocesi di Trapani, Maurizio Vitella, Direttore del MEMS - Museo di Erice “La Montagna del Signore”, Lina Novara, Presidente dell’Associazione Amici del Museo Pepoli.

La mostra è organizzata dal Museo Pepoli e dal MEMS - Museo di Erice “La Montagna del Signore”, con la collaborazione dell’Associazione Amici del Museo Pepoli e della Fe.Ar.T – Fede – Arte – Turismo.

 Lina Novara

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