FESTIVAL DI LETTERATURA E MUSICA AL TEMPIO DI SEGESTA

FESTIVAL DI LETTERATURA E MUSICA AL TEMPIO DI SEGESTA

FESTIVAL DI LETTERATURA E MUSICA AL TEMPIO DI SEGESTA

Con le interviste, tutte al femminile, di Nadia Terranova e Annalisa De Simone.

La sera di Sabato 22 luglio, al tempio di Segesta , per il Festival di Letteratura e Musica, per il programma Larabafenice, i presenti  hanno sentito e conosciuto  la parola umbra “marampto”, maldestro, detta da Romana Petri,  l’autrice di “Rubare la notte”che ha sottolineato  la somiglianza caratteriale della gente umbra con i siciliani; e Viola Ardone, col suo “Oliva Denaro”;  e la drammaturga Beatrice Monroy, con “Notte, Giorno, Notte” che ha confessato di essere molto gelosa dei suoi disegni che diventano scene teatrali.

Non mi soffermo sui lavori che hanno presentato e commentato,con brani letti dalla brava Virginia Alba. Del resto, è facile trovarli in libreria e vi lascio il piacere di “vivere” i protagonisti che hanno tutti qualcosa di unico e caratteristico, come  il rapporto uomo donna con la bellezza, la memoria, la nostalgia, l’età avanzata e le cose che si raccontano solo quando si subisce un trauma dopo una caduta, o il ruolo della donna negli anni cinquanta con gli abusi subiti  e nell’anno mille alla luce del secondo millennio.  Mi preme sottolineare che l’argomento principale della serata è stato il sesso e il ruolo della donna nel rapporto col partner, visto come l’altra parte della coppia, forte e debole allo stesso tempo. E, la donna,  dalla sua, ha forse una marcia in più: “le è piaciuto o no?”, mentre l’uomo non si può "nascondere".

Il pubblico presente ha applaudito calorosamente la performance “amatoria” delle tre scrittrici e, per ultimo, ciascuna di loro ha parlato della loro stanza da studio, del posto dove si mettono per ideare e tradurre in parole il frutto della loro fantasia: due su tre hanno detto il letto, luogo di battaglia e di rilassamento magari in compagnia con volatili, gatti e cani. Soltanto la Monroy, per la sua riservatezza e la “mania” di trasformare i suoi disegni in racconti, utilizza una scrivania che per La Petri e la Ardone è  solo un supporto ormai sorpassato, che non incide più di tanto sulla qualità del prodotto letterario.

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