"U SANTU PATRI" DI TRAPANI

"U SANTU PATRI" DI TRAPANI

Oggi, 23 aprile si festeggia il Santo della marineria.

Domenica 23 aprile 2023, si festeggia a Trapani con celebrazioni religiose ed una partecipata processione “u Santu Patri”, ossia San Francesco di Paola, molto venerato dalla marineria. Ad essere portata in processione per le vie cittadine è la statua lignea che rappresenta il Santo eremita, fondatore dell’Ordine dei Minimi, custodita nella chiesa dedicata allo stesso Santo e ubicata nella piazzetta omonima.

Il culto verso San Francesco - nato a Paola il 27 marzo 1416 (Cosenza) da Giacomo Martolilla e Vienna da Fuscaldo e morto a Tours il 2 aprile 1507- che è stato anche patrono del Regno delle due Sicilie, è particolarmente sentito nel sud dell’Italia e soprattutto dalla gente di mare per il miracolo dell’attraversamento dello stretto di Messina da lui fatto sul suo mantello.

Il simulacro trapanese è attribuito a Giacomo Tartaglio (1678-1751), famoso scultore esperto nella lavorazione del legno, del marmo, dell’alabastro e nella tecnica “legno tela e colla”, che lo avrebbe scolpito intorno al 1716.

Il Santo è raffigurato secondo la tradizionale iconografia che lo vuole di età matura, con folta barba, e vestito con il saio dell’ordine, provvisto di cappuccio.  Si racconta che un ignoto pittore nel 1482, per volere del re Ferrante I d’Aragona, ritrasse il Santo mentre sostava presso la corte napoletana durante il suo viaggio verso Tour, osservandolo dalla fessura della porta della stanza dove soggiornava, in quanto Francesco si era rifiutato di essere ripreso.

Si ritiene che la fisionomia, diffusasi fin dal secolo XVI, sia abbastanza rispondente al vero in quanto riprodotta da un dipinto, ora disperso, eseguito da Jean Bourdichon (1457-1521) che utilizzò come modello la maschera funeraria del volto. Secondo la tradizione, prima della canonizzazione avvenuta nel 1519, un ritratto fu posto sul suo sepolcro: "il retracto del buon homo de naturale, quale tenea una gran barba bianca, scarno e d’una faccia grave et piena di santità".

Nel simulacro trapanese sono evidenti i tradizionali connotati iconografici e l’opera si distingue per la naturalezza della posa e dell’espressione: sguardo quasi estatico, intriso di profonda spiritualità, bocca dischiusa, barba folta, formata da lunghe ciocche ondulate e contrapposte in modo simmetrico.

Nella statua ben traspare la “santità” di Francesco e vi si evidenzia il rigoroso rispetto della regola francescana attraverso i piedi scalzi che fuoriescono dal saio. La posa stante, a figura intera appoggiata ad un bastone, ha una leggera torsione del corpo verso destra, mentre la gamba sinistra, un po’ piegata, conferisce un leggero accenno di moto. Attraverso il capo lievemente orientato a destra, gli zigomi e le rughe della fronte fortemente evidenziati, il naso allungato, lo scultore è riuscito ad infondere un vivace naturalismo espressivo al viso che, con lo sguardo pieno di spiritualità, diventa indicatore simbolico dello sguardo verso Dio.

Il saio, tipico elemento iconografico distintivo, ha ampie maniche e cappuccio ed è modellato con pieghe dritte e scanalate che si infittiscono in corrispondenza dell’alta vita, stretta da un cordone, creando effetti plastico-pittorici.

L’espressività del viso, la veridicità del ritratto, i forti accenni naturalistici fanno dell’opera un esempio di arte devozionale di ottima fattura, ben consona allo stile del Tartaglio al quale viene attribuita.

In occasione della processione il simulacro viene arricchito da preziosi argenti tra cui una grande aureola a raggiera ed un bastone.

La forte devozione, da sempre molto diffusa nel trapanese, ha determinato la produzione di numerose opere tra cui vanno ricordati i simulacri della chiesa dedicata al Santo ad Erice, del Museo del Santuario di San Vito Lo Capo, della chiesa Maria SS. delle Grazie di Marettimo.

Lina Novara

Foto di Nicolò Miceli

Pubblicità Elettorale