MADRE PIETA' DEI MASSARI

MADRE PIETA' DEI MASSARI

MADRE PIETA' DEI MASSARI

Scinnuta di martedì 28 marzo - Altra tradizione trapanese.

Il dipinto, comunemente denominato “Madre Pietà dei Massari”, raffigura la Vergine Addolorata, a mezza figura, avvolta in un manto blu.

Il soggetto corrisponde alla “Mater dolorosa” che, pur non avendo riscontri nei passi evangelici, trova riferimenti in una tradizione devozionale affermatasi particolarmente nel secolo XIII, periodo in cui sorsero diversi santuari in suo onore e furono composte le prime opere a Lei ispirate, come le «Laudi» e i componimenti latini di Jacopone da Todi.

Al celebre testo dello «Stabat Mater» si sono ispirati musicisti di ogni epoca e la Vergine Addolorata, durante il corso dei secoli, è stata il soggetto di tante opere pittoriche e scultoree di grandi maestri, tutti impegnati nell’esprimere la grande sofferenza di Maria.

La sacra raffigurazione della Mater dolorosa è legata alla pratica devozionale, soprattutto delle madri, di confrontarsi con il dolore di Maria, compatendone le sofferenze e trovando conforto per le proprie, tramite la pietà, l'immedesimazione e la preghiera, ispirate dalla sacra immagine.

Il termine Pietà fa quindi riferimento al coinvolgimento emotivo e non al soggetto iconografico che invece rappresenta Maria con il corpo di Cristo morto sulle gambe.

La Vergine Addolorata raffigurata nel dipinto ha il volto ovale, leggermente inclinato sulla spalla destra, gli occhi socchiusi e lo sguardo rivolto verso il basso, le mani giunte con le dita intrecciate tra le quali si inserisce un lungo pugnale.

La posizione delle mani indica la forte tensione che la Madonna, con questo gesto, cerca di scaricare a livello fisico.

Davanti a Lei sta un piccolo tavolo sul quale sono poggiati tre dadi, posti al centro di una corona di spine, e tre chiodi, chiari riferimenti alla Passione e Morte di Cristo.

Il simbolo che identifica la sacra immagine è il pugnale, alludente alla profezia dell’anziano Simeone che, in occasione della presentazione di Gesù al tempio, aveva predetto a Maria che una spada le avrebbe trafitto il cuore, preannunciandole così le difficoltà che avrebbe dovuto incontrare e superare.

L’evangelista Luca (2, 34-35), così scrive: «Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima».

Secondo una tradizione non documentata, il dipinto sarebbe stato eseguito da Narciso Guidone o Giuseppe Arnino, pittori attivi a Trapani dalla seconda metà del secolo XVI ai i primi decenni del XVII. L’opera sembra piuttosto collegarsi alla più tarda arte devozionale sei-settecentesca, di gusto pietistico-espressivo.

Probabilmente l’artista che eseguì il dipinto si servì di stampe devozionali, incisioni e opere che riproducevano l’immagine dell’Addolorata e, in particolare, sembra di poter cogliere più precisi riferimenti ad un’opera del pittore fiorentino Carlo Dolci (1616 – 1687), più volte riproposta dai suoi seguaci fino a Settecento inoltrato, e utilizzata spesso, come immaginetta votiva soprattutto per i cosiddetti «santini».

Va poi ricordato che a Trapani esisteva già dal ‘500 una tavola raffigurante la “Madonna dei Sette dolori”, ora custodita nella chiesa dell’Addolorata, che presenta la stessa iconografia con la variante di sette pugnali.

Inoltre presso la Compagnia di Gesù e nella scuola e nei laboratori francescani erano presenti stampe e repertori iconografici dai quali gli artisti usavano prendere spunto.

Il dipinto è inserito in una grande cornice, in stile neoclassico, detta “vara”, voluta da Antonino Mistretta e Vincenzo Bonomo e ultimata nel 1962 presso la falegnameria dei Fratelli Oliveri che riproposero le forme di una precedente vara.

 Nella parte posteriore di essa è collocato un dipinto con il Santo volto di Gesù coronato di spine, impresso nel drappo della Veronica e sorretto da un angelo.

Come nei dittici bizantini l'immagine dell’Addolorata è qui collegata a quella di Cristo poiché la Madre di Dio non può mai essere disgiunta dal Figlio.

In tali dittici la Madre è sempre dolente e afflitta, richiamando la scena della Crocifissione.

La sacra raffigurazione della Madre Pietà apparteneva alla Congregazione dei Massari, dedicata a San Cristoforo, che aveva sede presso la chiesa di San Rocco, nell' attuale Via Turretta, e dal 1775 anche nella ex chiesa di Santo Spirito che si trovava tra le odierne via Libertà e Corso Vittorio Emanuele.

Il termine "massaro", di probabile origine assira, corrispondente all'ebraico melsar, definisce la persona intenta a lavori di fatica, ma con lo stesso termine si indica anche una persona attiva e operosa.

La processione in passato si svolgeva il mercoledì Santo e iniziava alternativamente dalle due chiese; nel Piano di San Rocco, come ancora oggi accade, veniva costruita una cappella provvisoria dove deporre la sacra immagine per venerarla e vegliarla per tutta la notte.

Nel 1956, la processione fu anticipata di un giorno, spostandosi così al martedì, con il ritorno in chiesa, da piazza Lucatelli, non più nella sera di giovedì ma di mercoledì.

La sacra immagine, sfila in processione, ornata di ex voto donati da fedeli, e in parte riproducenti gli strumenti della Passione di Cristo.

 

Lina Novara

 

Foto di Nicolò Miceli