Il Patrono della Cattedrale Trapanese
Al Santo titolare della chiesa cattedrale di Trapani è dedicata, nella terza cappella di destra, una statua marmorea che lo raffigura secondo la tradizionale iconografia, la cui fonte comune è il racconto della sua vita da parte Ambrogio e da Prudenzio negli “Acta Sanctorum”.
Lorenzo è un giovane diacono e come tale indossa la dalmatica, una tunica di origine dalmata, in uso a Roma dal II secolo e soprattutto in Oriente, come simbolo dello stato di diacono. Nel simulacro è riccamente decorata con volute e motivi vegetali e floreali dipinti in oro, rispondenti al gusto rinascimentale.
Il Santo tiene nella mano sinistra il libro dei Salmi e, nella destra, la graticola, strumento del martirio, divenuta suo principale attributo e quindi segno di riconoscimento; il ramo di palma che tiene nella stessa mano allude alla vittoria, cioè al trionfo del martire sulla morte.
Fra la ricca ornamentazione dell’abito è inserito un riquadro contenente il disco con il trigramma IHS. La statua poggia su di una predella nella quale è rappresentata, a bassorilievo, la scena del martirio del Santo, rispondente all’episodio narrato dalla Legenda Aurea: Lorenzo è disteso sulla graticola sotto la quale arde il fuoco, evidenziato con il colore rosso.
È ignoto l’artista che l’ha eseguita nei primi del XVI secolo, da rintracciare tuttavia nella schiera di scultori giunti in Sicilia tra la seconda metà del ‘400 e i primi del ‘500, sulla scia di Domenico Gagini e Francesco Laurana; si potrebbe identificare in Bartolomeo Berrettaro, maestro carrarese, molto attivo nella provincia di Trapani, al quale nel 1513 venne dato l’incarico di abbellire con marmi l’altare maggiore della chiesa, e al quale potrebbe essere stata commissionata anche la statua.
Il Martirio di San Lorenzo viene rappresentato sulla tela posta nell’altare destro del transetto della nostra cattedrale, e presentato con ricercata intensità espressiva attraverso una composizione ampia e densa di figure, sullo sfondo di architetture romane.
La scena è rispondente alla tradizione letteraria ed iconografica: Lorenzo, steso sulla graticola rovente sotto cui arde il fuoco, rivolge lo sguardo al cielo e apre le braccia in segno di pietosa preghiera e rassegnazione, mentre truci aguzzini gli tolgono la veste. Più in profondità, ma in posizione sopraelevata, si vede il prefetto Cornelio che gli aveva inflitto la tortura, per avere rifiutato di consegnare i beni mobili della Chiesa.
Secondo quanto riferito da Ambrogio, Cornelio si sentì beffato e lo condannò a morte: Lorenzo impositus super craticulam (posto su una graticola), rivolse verso il prefetto la frase: Assum est, versa et manduca (E’ cotto, gira e mangia).
Il dipinto trapanese, ora riferito ad un ignoto pittore dopo essere stato attribuito in passato a Giuseppe Felice (1654-1734), è ispirato all’incisione di Cornelius Cort (1571) che riproduce il celebre Martirio di San Lorenzo di Tiziano. Nella tela convivono elementi di naturalismo e figure di stampo ancora manierista, associati ad effetti luministici e a cromatismi veneti che traspaiono dalle tonalità calde dei colori, tra cui spiccano gli azzurri e i rossi.
Nella Storia dell’Arte la raffigurazione del martirio ha avuto larga diffusione grazie al carattere altamente drammatico, prezioso mezzo per la Chiesa nel guidare l’uomo verso la divinità e, anche se già trattato nel periodo medievale e nel primo rinascimento, ebbe ampia affermazione soprattutto in epoca controriformista protraendosi per tutto il secolo XVII, nel vasto intento della Chiesa di valorizzare il sacrificio dei martiri.
La figura di Lorenzo ritorna, nella cattedrale di Trapani, nella lunetta della controfacciata nella quale è rappresentata L’apoteosi del Santo. Accompagnato in cielo da angeli e puttini su nuvole che si elevano sulla città falcata, Lorenzo con le braccia aperte in segno di misericordia veste un abito bianco ricoperto dalla dalmatica: un puttino reca la graticola, un altro tiene un nastro con la scritta DUX MAXIMUS ECCLESIAE.
Il dipinto fu eseguito dal pittore palermitano Vincenzo Manno nell’anno 1800, come indicato nell’iscrizione sottostante.
La figura di San Lorenzo e i suoi attributi ricompaiono su molta suppellettile sacra in argento della nostra cattedrale, tra cui il pregevolissimo ostensorio a raggiera che presenta, alla sommità del fusto, un piccolo simulacro del Santo: l’ostensorio, datato 1756, è stato realizzato da Vincenzo Bonaiuto, uno dei più esperti argentieri trapanesi del tempo.
L’immagine di Lorenzo, accoppiata a quella di Santo Stefano, compare su un’urna d’argento e su una croce reliquiario datata 1608. Quest’ultima, sul recto, reca applicate nei capicroce le figurine di Lorenzo, Stefano e Alberto, al centro una reliquia della croce e nel nodo i nomi dei donatori Sibilla e Alfonso Vento.
Lorenzo e Stefano vengono tradizionalmente accostati poiché, entrambi diaconi, ebbero vite parallele, furono martiri rispettivamente della Chiesa di Gerusalemme e di Roma e vennero sepolti assieme nella basilica romana di San Lorenzo fuori le mura.
Lina Novara