ART NOUVEAU WEEK LA QUARTA

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La Casina delle Palme, fiore all'occhiello di Trapani

La “Casina delle palme” è una delle più alte manifestazioni del liberty trapanese: occupa un intero isolato ed è formata da un palcoscenico, un corpo autonomo ed un ampio spazio che li divide.
 
Nata come una sorta di “café chantant”, fu progettata dall’architetto Francesco La Grassa, figura preminente nell’ambito dell’architettura cittadina dei primi tre decenni del ‘900.
 
A volere un locale all’aperto per il tempo libero e lo spettacolo fu Antonio Fiorino, un sarto trapanese che, essendo vissuto a Parigi e ricordando i café francesi, pensò di crearne uno simile a Trapani.
 
Nel 1921 il Comune concesse l’area al Fiorino che, tre anni dopo, con Francesco Fontana e Stefano Stabile, chiese che lo spazio assegnato fosse ingrandito per potere costruire un caffè e un teatro. Avuta la concessione nell’ottobre 1927, iniziarono i lavori su un lotto di 1000 mq.
 
Allo chalet Fiorino, come veniva denominato, all'ora dell'aperitivo, prima della cena, i tavolini attorno la Casina delle Palme erano affollati della élite trapanese e nelle sere d’estate in molti, sorseggiando un caffè o una bibita oppure gustando un gelato, assistevano alle operette e agli spettacoli di varietà che si svolgevano sul palcoscenico.
 
Ma, a parte la novità del locale, quello che dovette apparire sorprendente ai trapanesi fu la moderna e disinvolta concezione architettonica della “Casina” ideata da La Grassa che, nel progettarla, seguì gli insegnamenti ricevuti a Palermo dal suo maestro Ernesto Basile, uno dei massimi esponenti del Liberty italiano.
 
La vera novità sta infatti nell’armonioso gioco di aperture, nei pieni e nei vuoti che si susseguono, nello smussamento degli angoli, nelle gustose torrette e, soprattutto, nella presenza di materiali innovativi.
 
Mattonelle invetriate, ferri battuti, decorazioni floreali e vetri qui si amalgamano perfettamente con gli elementi architettonici creando un insieme di raffinata eleganza.
 
L’inserimento di ceramica, ferro, vetro fra le strutture degli edifici, è infatti una delle caratteristiche del liberty.
 
I ferri a reticolo combinandosi in orizzontale e in verticale diventano anche supporto di lampioni pensili e creano gradevoli e svelte decorazioni.
 
Una pensilina a vetri policromi, tipicamente liberty, proteggeva in passato le aperture del piano terra, come mostrano alcune foto d’epoca.
 
Nella struttura ad angolo smussato compare la finestra tripartita, motivo costante nelle opere di La Grassa, rivisitata dal repertorio del Basile e più volte riproposta in altri edifici come Palazzo delle Poste, Palazzo Montalto o villino Ricevuto, diventando la sigla personale dell’architetto trapanese.
 
Altra novità e la disposizione lungo un asse diagonale delle due strutture che si fronteggiano.
 
Tra i motivi decorativi ritroviamo anche robuste volute stilizzate, di barocca memoria, che qui acquistano però nuovo gusto e nuovo significato.
 
Poco distanziato è il palcoscenico che con le due torrette laterali richiama ancora una volta i modi di Ernesto Basile, mentre il fregio floreale con la decorazione che mimetizza la funzione, è una reinterpretazione dei fregi greci da parte di La Grassa.
 
Indubbiamente all’architetto trapanese va il merito di aver portato nella nostra città quella ventata modernista che investiva l’Europa tra Ottocento e Novecento, attraverso il suo linguaggio nuovo, sciolto, raffinato ed elegante.
 
La Casina delle Palme fu per anni, d'estate, il centro della vita "mondana" trapanese. Poi la guerra e, nel 1943, la distruzione! Un giovane ingegnere, Andrea Lipari, nel 1946 ne curò la ricostruzione apportando alcune modifiche all’intero complesso, pur nel rispetto dell’impostazione generale data da La Grassa.
 
Nel 1947 inizia la stagione degli spettacoli e nel corso degli anni ospita Compagnie di operette e di balletti e i cantanti più famosi del momento fra cui Nilla Pizzi, Gino Latilla, il “re della canzone italiana”, Claudio Villa,
 
Sul palcoscenico si esibirono Nunzio Filogamo col suo microfono d'argento, Giacomo Rondinella e tanti altri ancora.
 
 
 
Lina Novara
 
 
 
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