OGGI, SAN FRANCESCO DI PAOLA

OGGI, SAN FRANCESCO DI PAOLA

OGGI, SAN FRANCESCO DI PAOLA

Il Santo dei pescatori e dei naviganti trapanesi

A Trapani è molto venerato, soprattutto dalla gente di mare, il simulacro di San Francesco di Paola, custodito nella chiesa dedicata al Santo eremita, fondatore dell’Ordine dei Minimi, nato a Paola il 27 marzo 1416 e morto a Tours il 2 aprile 1507. Si tratta di una statua alta m.2,10, attribuita a Giacomo Tartaglio (1678-1751), famoso scultore trapanese, attivo nella prima metà del secolo XVIII, che lavorava, indistintamente, il legno, il marmo, l’alabastro ed utilizzava anche la tecnica del “legno tela e colla”. L’opera lignea, eseguita intorno al 1716, ritrae il Santo in età matura, a figura intera secondo la tradizionale iconografia tratta da un dipinto eseguito dal vivo nel 1482 da un ignoto pittore, e voluto dal re Ferrante I d’Aragona, mentre Francesco soggiornava presso la corte napoletana, durante il suo viaggio verso Tour. Si tramanda che l’artista non avendo ottenuto dal Santo il consenso di posare, lo avesse ritratto osservandolo dalla fessura della porta della sua stanza. Il simulacro trapanese lo raffigura vestito con il saio dell’ordine, provvisto di cappuccio, con lo sguardo intriso di profonda spiritualità e appoggiato al bastone d’argento sì da determinare una leggera torsione del corpo verso destra, mentre un lieve accenno di moto viene dato dalla gamba sinistra un po’ piegata, Anche il capo è lievemente orientato a destra, e sul volto sono messi in evidenza gli zigomi, le rughe della fronte, il naso allungato. La fisionomia del Santo è stata abbastanza diffusa, fin dal secolo XVI, attraverso le numerose riproduzioni di un dipinto, ora disperso, eseguito da Jean Bourdichon (1457-1521) che lo ritrasse utilizzando la maschera funeraria del volto. Secondo la tradizione un ritratto fu posto sul suo sepolcro, prima della canonizzazione avvenuta nel 1519: "il retracto del buon homo de naturale, quale tenea una gran barba bianca, scarno e d’una faccia grave et piena di santità". Nel nostro simulacro i suddetti caratteri fisionomici sono facilmente riconoscibili e l’opera si distingue per la naturalezza della posa e dell’espressione. Nella statua ben traspare la “santità” di Francesco attraverso lo sguardo quasi estatico e la bocca dischiusa; vi si evidenzia inoltre il rigore francescano attraverso i piedi scalzi che fuoriescono dal saio. La folta barba è formata da lunghe ciocche ondulate simmetricamente contrapposte. Il saio presenta pieghe dritte e scanalate che si infittiscono in corrispondenza dell’alta vita, stretta da un cordone, Effetti plastico-pittorici e di movimento sono determinati da tutto il modellato del panneggio e dalle ampie maniche. Il culto del Santo, che è stato anche patrono del Regno delle due Sicilie, è particolarmente sentito nel sud dell’Italia e soprattutto dalla gente di mare per il miracolo dell’attraversamento dello stretto di Messina da lui fatto sul suo mantello. Una particolare devozione, da sempre, è stata molto diffusa nel trapanese e ciò ha determinato la produzione di numerose opere tra cui vanno ricordati i simulacri della chiesa dedicata al Santo ad Erice, del Museo del Santuario di San Vito Lo Capo, della chiesa Maria SS. delle Grazie di Marettimo. L’espressività del viso con sguardo pieno di “santità” che diventa indicatore simbolico dello sguardo verso Dio ovvero verso la salvezza dell’uomo che tiene alla concretizzazione del suo voto religioso, la veridicità del ritratto, i forti accenni naturalistici fanno dell’opera un esempio di arte devozionale di ottima fattura, ben consona con lo stile del Tartaglio al quale viene attribuita. Lina Novara Foto di Nicola Miceli