Una buona Pasqua a tutti
Dopo avere celebrato la Passione di Cristo con i riti della Settimana Santa, il giorno di Pasqua, dal 2007 la Chiesa di Trapani celebra la Resurrezione portando in processione il Cristo Risorto, una statua del secolo XVIII, realizzata con la stessa tecnica del “legno tela e colla” con la quale sono stati eseguiti i Misteri. Sebbene raffigurante il Cuore di Gesù, come iconograficamente dimostra il gesto del dito della mano destra del simulacro, rivolto in direzione del cuore, in mancanza di un’opera in “legno tela e colla” che raffigurasse Cristo Risorto, il simulacro è stato riadattato come tale, con l’aggiunta di una bandiera bianca, simbolo della vittoria. Il tema della Resurrezione risulta poco presente nella Storia dell’arte rispetto ad altri episodi della vita di Cristo, in quanto il momento vero e proprio dell’evento non è descritto nei Vangeli canonici. Solo dopo il Trecento si comincia a raffigurare Cristo che si eleva da un sarcofago di pietra tenendo in mano un vessillo della vittoria, formato dalla croce o da un’asta sormontata da una banderuola, talvolta provvista di croce, mentre i soldati che vegliano il sepolcro sono immersi nel sonno: prendendo spunto dagli spettacoli liturgici dal teatro religioso la Resurrezione viene rappresentata come un’esplosione di luce originata da Cristo, sole di giustizia e di vittoria. Egli sorge dalle tenebre della morte indossando la stessa veste bianca che ha nelle scene della Trasfigurazione, e reggendo il vessillo della vittoria. Le rigorose disposizioni del Concilio di Trento, imponendo il ritorno alle Sacre Scritture, per quanto riguarda la Resurrezione, vietarono sia la versione iconografica del Cristo sospeso in aria, sia quella col Cristo in piedi nel sepolcro. Per tale motivo, dalla seconda metà del XVI secolo in poi, l’iconografia più diffusa fu quella di Gesù in piedi davanti a un sarcofago chiuso. La versione “aggiornata” della statua trapanese è stata curata da Vito Lombardo. Il simulacro porta al collo un ramoscello di corallo, manufatto di artigianato trapanese, che allude al sangue versato da Gesù come prezzo della redenzione dell’uomo. La statua originariamente era collocata nella chiesa di San Nicola dove si presentava nell’aspetto tradizionale del Sacro Cuore con la tunica blu, simboleggiante la natura divina di Gesù, in quanto figlio di Dio, e con il manto dal colore rosso alludente alla natura umana. La lunga tunica che in processione viene ricoperta da raso bianco, ha linea morbida ed è stretta in vita da una cintura colorata d’oro zecchino come pure i decori che impreziosiscono l’abito e i bordi di tunica e manto: curato è il panneggio, animato dal chiaroscuro creato dalle pieghe, ed anche l’intaglio della capigliatura a ciocche ordinate e fluttuanti con quelle più lunghe che ricadono sopra le spalle. Secondo Serraino, il Sacro Cuore della chiesa di San Nicola è “opera di Mario Ciotta” (1639-1724), un artista appartenete ad una rinomata famiglia di scultori, al quale si attribuiscono i gruppi dei Misteri La separazione e la Lavanda dei piedi. Tale affermazione, non confortata da dati documentari, contrasta con i connotati stilistici della statua, orientati verso stilemi neoclassici che fanno propendere per una datazione verso la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento, periodo in cui il culto del Sacro Cuore ebbe più ampia diffusione. Lina Novara