DICIANNOVESIMA SCINNUTA MISTERI

DICIANNOVESIMA SCINNUTA MISTERI

DICIANNOVESIMA SCINNUTA MISTERI

Gesù nel Sepolcro

Dopo il trasporto, nell’ordine processionale sfila, al diciannovesimo posto, “Gesù nel sepolcro”, un’urna di legno e vetro contenente il simulacro di Cristo, tra cuscini e fodere di raso. Secondo i racconti evangelici Gesù venne posto in un sepolcro scavato nella roccia e situato in un orto poco lontano dal Calvario, poi chiuso con una grande pietra. Nella processione, al fine di consentire ai fedeli la vista del “Cristo morto”, il sepolcro è simbolicamente rappresentato da un’urna a forma di un tronco di piramide, arricchita da grandi volute e decorazioni fogliacee. Le volute ritornano nel coronamento per reggere il globo sovrastato dalla croce. Anche se rifatta nei primi anni del secolo XX mantiene il gusto del tardo Settecento. L’attuale simulacro di Cristo, in legno con perizoma in tela e colla, fino all’ultimo periodo bellico si trovava disteso ai piedi di una statua dell’Addolorata, sull`altare dell`oratorio della Confraternita della Via Crucis, un tempo esistente nel chiostro del convento dei frati Francescani Minori Osservanti, attiguo alla chiesa di Santa Maria di Gesù a Trapani, fondato nel 1743 e parzialmente distrutto durante gli eventi bellici. Il simulacro dell’Addolorata si trova ora a Favignana, presso la chiesa Madre. Dopo la distruzione dell’oratorio, il Cristo, oggi facente parte dei Misteri, con molta probabilità, cominciò a far parte della processione in sostituzione di un precedente “Gesù nel sepolcro” che, pur in assenza di notizie documentarie, veniva attribuito ad Antonio Nolfo. Il simulacro ha carattere prevalentemente devozionale e richiama la tipologia del “Cristo morto” che ebbe tanto favore di culto in Sicilia nei secoli XVII e XVIII, soprattutto presso le confraternite, con lo scopo di stimolare la “pietà religiosa”. La scultura risponde alla iconografia delle settecentesche sculture in “pietra incarnata” del Cristo morto, realizzate da maestri trapanesi e conservate nella chiesa dell’Addolorata e nella cattedrale di San Lorenzo. Gesù viene presentato, dentro l’urna, come un corpo riverso sul letto di morte, coperto solo dal perizoma pieghettato, con il torace rigonfio a causa della posizione assunta sulla croce, e la bocca dischiusa per indicare che ha esalato l’ultimo respiro. La messa in evidenza delle piaghe, delle ferite e dei buchi, attraverso il colore, aggiunge elementi patetici al corpo quasi un dormiente di Cristo. Il simulacro, di piccole dimensioni, ha un volto piccolo e una barba sottile e bipartita, palpebre socchiuse, bocca semiaperta da cui traspare la dentatura, quasi ad indicare l’esalazione dell’ultimo respiro. Incerta è la data in cui “U signuri nu munumento” come popolarmente veniva definito, cominciò ad essere associato ai “Misteri” ma considerato che a Palermo i Genovesi, già nel 1590 avevano effettuato una processione di “Gesù nell’urna” e della “Madonna”, curata dagli Spagnoli, è presumibile che anche a Trapani i due simulacri fossero presenti fin dalle prime processioni: un documento del 1695 attesta che, assieme a quindici gruppi, vi partecipavano “Christo nel monumento” e “Nostra Signora Maria Addolorata”. Sappiamo comunque che presso la chiesa di San Michele era oggetto di visita da parte dei fedeli, durante tutti i venerdì dell’anno e che nel 1720, quando i gruppi furono trasferiti nell’oratorio attiguo, fatto costruire appositamente, rimase nella chiesa assieme all’Addolorata. Il simulacro veniva portato in spalla da quattro confrati della “Compagnia del Sangue Preziosissimo e del Divino Michele Arcangelo”, che lo avevano in cura ed andavano in processione con saio rosso, cappuccio e mantello bianchi. Intorno alla seconda metà del XIX secolo passò ai pastai. Dopo un restauro avvenuto nel 1968 ad opera di Giuseppe e Benvenuto Cafiero, nel 1991 il simulacro è stato sottoposto a restauro conservativo da una equipe di restauratori dell’Opificio delle Pietre dure di Firenze e nel 2003 da Giovanni Calvagna. LINA NOVARA