TRAPANI: LA CORONAZIONE DI SPINE

TRAPANI: LA CORONAZIONE DI SPINE

TRAPANI: LA CORONAZIONE DI SPINE

Oggi, 21 marzo la decima scinnuta.

La scena rappresentata nel decimo gruppo “La coronazione di spine”, si riferisce ad un episodio della vita di Gesù narrato da Matteo (27:29), Marco (15:17) e Giovanni (19:2) nei loro Vangeli e citato da commentatori antichi e da padri della Chiesa come Clemente Alessandrino, Origene e altri. In particolare viene rappresentato quanto riportato da Matteo: i soldati di Pilato, spogliato Gesù “gli misero addosso un manto rosso; e, intrecciata una corona di spine, gliela misero in capo, e gli posero una canna nella destra”, inscenando la beffarda adorazione di un re. “E piegando il ginocchio davanti a lui, lo schernivano dicendo: Salute, o re dei Giudei…”. La scena è composta da quattro personaggi con Gesù al centro, seduto su una panca e attorniato da un soldato che gli pone sul capo la corona di spine, un centurione che dà ordini e sorveglia, un giudeo che per scherno, inginocchiato davanti a lui, lo deride con gesti ingiuriosi. Il gruppo originario, affidato l’8 marzo 1632 a fornai e mugnai, nel 1764 fu sostituito dall’attuale “poiché il vecchio era in stato da non potersi rimediare e ristorare”, come si legge in un documento dello stesso anno. I consoli della categoria, dopo avere esaminato ed apprezzato il modello in creta presentato da Antonio Nolfo, diedero incarico al “perito scultore” di eseguire il gruppo, specificando però di variare la posizione dello “ingiuriante”, e di realizzarla uguale a quella del vecchio “mistero”. Il Nolfo accetta di rifare ex novo quanto richiestogli, “magistrevolmente, secondo… duratura e decoro…senza mai levar mano”, in modo da consegnare l’opera finita, prima della processione del Venerdì Santo che, in quell’anno, ricadeva il 25 aprile. Non sappiamo se lo scultore riuscì a rispettare i tempi di consegna, considerato che ricevette il saldo dell’opera due anni dopo, nel luglio 1766, assieme al pagamento di tre libbre d’oro zecchino, impiegato per indorare le vesti dei personaggi. Il gruppo attuale è stato ricomposto, dopo gli eventi bellici dell’ultimo conflitto mondiale, da Giuseppe Cafiero che ha riutilizzato pezzi del precedente mistero, rispettando la composizione e l’iconografia dei personaggi. La scena è configurata secondo i modelli della pittura realistica seicentesca di derivazione caravaggesca, e lo scultore Nolfo nell’accomunare l’aspetto tragico della coronazione di spine a quello triviale e ingiurioso dei gesti del giudeo dalla grinta plebea, mette in risalto le espressioni dei personaggi: dolore e rassegnazione in Gesù, indifferenza e crudele ironia nel volto arcigno e affilato del tribuno e in quello del soldato, derisione nel giudeo dal caratteristico copricapo a turbante. La figura del cosiddetto “ingiurante”, trova riferimenti iconografici in stampe ed incisioni cinquecentesche con lo stesso soggetto ed, in particolare, rimanda ad un affresco eseguito da Bernardino Luini nel 1516, per la chiesa di San Giorgio al Palazzo a Milano, con il quale ha in comune la posizione e i gesti volgari della mano e della lingua. Per il volto di Gesù, Antonio Nolfo utilizza quel modello iconografico definito nella sua bottega e riprodotto anche nei gruppi realizzati dai figli Domenico e Francesco: capo inclinato, volto piccolo e profilato da una barba sottile e bipartita sul mento appuntito, palpebre socchiuse, bocca dalla quale traspare la dentatura, baffi lunghi e sottili, capigliatura fluente con ciocche che ricadono sulle spalle. È sempre lo stesso volto sofferente di Gesù che vediamo nei gruppi “La caduta al Cedron”, “La sentenza”, “La spoliazione”. L’elemento iconografico che contraddistingue questo gruppo è la corona di spine, formata dai tralci di una pianta spinosa, la “spina Cristi”. Durante la processione la statua di Gesù è ornata da una corona di spine, formata da un intreccio di fili d’argento, eseguita dall’argentiere Michele Tombarello, nella metà del secolo XVIII, secondo la consueta iconografia. La simbolica canna, data a Gesù per schernire il suo potere, nel 1985 è stata trasformata in un ramo di ulivo d’argento. Il gruppo statuario ha subìto un intervento di restauro nel 1890 per mano di Pietro Croce; nel 1947 è stato ricostruito da Giuseppe Cafiero, ed infine nel 2002 Maria Scalisi ha effettuato un restauro conservativo. Nel 1770 per volere della “Venerabile Compagnia della Pietà di Monte di San Giuliano”, fu preso a modello da Domenico Nolfo, per la realizzazione dei quattro personaggi de “La coronazione di spine” dei “Misteri” di Erice, eseguiti con la stessa tecnica polimaterica del legno tela e colla, ripetendo la composizione e l’iconografia dei personaggi del gruppo trapanese, sia pure in scala ridotta. Lina Novara

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