TRAPANI. LA NEGAZIONE - MISTERI

TRAPANI. LA NEGAZIONE - MISTERI

TRAPANI. LA NEGAZIONE - MISTERI

La settima scinnuta

Protagonista del settimo gruppo processionale “La negazione” è Pietro che nella notte inoltrata del giovedì, nel cortile del Sinedrio di Gerusalemme, riconosciuto come compagno di Gesù prima da una serva e poi da due uomini che stavano vicino al fuoco, per tre volte rinnega di conoscerlo. Il gruppo viene denominato nei documenti d’archivio "Divi Petri plangentis", con riferimento alla lacrima che compare sul volto dell`apostolo dopo il pentimento per avere negato di conoscere Gesù. Nel 1769 lo scultore Baldassare Pisciotta venne incaricato dall’Arte dei Barbieri di realizzare ex novo il gruppo “La negazione”, loro affidato fin dal 1661. Nell’atto di commissione del 15 ottobre 1769 è minuziosamente descritta la tecnica polimaterica cosiddetta del “legno tela e colla” con la quale lo scultore avrebbe dovuto eseguire le statue, secondo il bozzetto preparatorio dell’opera da realizzare, da lui stesso presentato ai consoli dell’Arte. Pisciotta, per contratto, avrebbe dovuto eseguire le statue in “legno cipresso nelle sole teste, braccia, mani, piedi ed in quella porzione di gambe e petto di San Pietro quali dovranno comparire ignudi; tutto il resto”, cioè la struttura interna che doveva consentire il fissaggio degli arti e delle parti nude, nonché l’ancoraggio alla vara, doveva essere di legno di castagno rivestito di sughero. Le figure dovevano “essere vestite di tela e colla e i vestimenti” trattati con una “prima mano di gesso sazio di colla e sopra esso … il colore”; la lucidatura doveva essere effettuata con olio di lino per i vestiti e con l’olio di noce per “il colore delle carni”. Nell’atto si specifica anche che l’opera doveva essere consegnata dieci giorni prima del Venerdì Santo del 1770. Lo scultore aveva quindi a disposizione circa sei mesi di tempo per realizzare quattro sculture in “legno tela e colla” – Gesù, San Pietro, una serva, un soldato - e un gallo “tutto di scultura”, ossia tutto in legno. Lo stesso Pisciotta doveva fornire anche la vara, “nel suo piano di tavolone di pioppo e nei fianchi e cornici di tavole veneziane, con le convenevoli gaffe di ferro e sue aste di legno castagna dipinte di color piombino; la stessa bara” doveva inoltre “essere fornita di quattro braccieri intagliati e di numero quattro fusti per i fanali” e “nelle sue cornici, braccieri, fusti ed altri ornamenti… essere dorata di mistura e nella parte piana dei fianchi di quel colore richiesto dai Deputati dell’Arte, sopra fondo di argento con qualche fiorame di pittura e d’oro” Nel realizzare l’opera Baldassare Pisciotta interpreta in modo realistico la scena e la rende viva ed eloquente attraverso i gesti e gli sguardi dei personaggi; dedica inoltre particolare attenzione alla resa dei corpi in movimento, posti “di scorcio”, oltre che alla caratterizzazione e alla espressività dei volti. Pietro è facilmente riconoscibile per la consueta iconografia fissata nel V secolo secondo la descrizione fatta da Eusebio di Cesarea. È un uomo di mezza età, dai tratti somatici marcati e popolani, con barba crespa, capelli grigi, ricci e corti. È stempiato con un ricciolo isolato, così come lo vediamo nel gruppo “Gesù nell’orto” attribuito allo stesso Pisciotta. Lo scultore lo rappresenta nell’attimo in cui, dopo il diniego, incrocia lo sguardo eloquente di Gesù e portandosi la mano destra al petto ha un gesto di contrizione e pentimento. Gesù, mentre segue il soldato che lo tiene legato, fissa Pietro con uno sguardo di compatimento e di perdono, ma non di rimprovero, come se volesse ricordargli l’avverarsi della sua profezia: “oggi, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte”, come Luca ci racconta nel suo Vangelo. Pisciotta nel cogliere questi sentimenti fa della figura di Cristo una delle più espressive di tutti i Misteri. Una cura particolare dedica inoltre all’abito e all’armatura del soldato, sia nella forma che nella decorazione, e ai calzari che indossa, ornati da mascheroni di derivazione manierista. Nel gruppo è presente anche la serva intrigante che per prima aveva riconosciuto Pietro. Essa viene ben definita dal Pisciotta nei caratteri fisionomici popolani e nella posa ruotante nello spazio: le sta vicino un braciere indicante il fuoco acceso nel cortile del Sinedrio. La presenza del gallo, divenuto un attributo di Pietro ed uno dei simboli della Passione di Cristo, ricorda il rinnegamento prima del suo canto, come Gesù aveva predetto. Nel 2002 il gruppo, fortemente annerito per il fumo dei ceri e la sovrapposizione di molti strati di pittura, è stato restaurato da Maria Scalisi. Lina Novara