Oggi, 9 marzo, "L`arresto"
Il quarto gruppo processionale, affidato ai “ferrari” in epoca imprecisata, sintetizza in un’unica scena, ispirata ai testi evangelici, due momenti relativi all’arresto di Gesù: la cattura da parte di un tribuno e di una guardia, ed il ferimento di Malco da parte di Pietro. L’evangelista Giovanni riferisce che Giuda “presa la coorte e le guardie mandate dai capi dei sacerdoti e dai farisei”, andò nell’orto di Getsemani dove Gesù si era recato a pregare con i discepoli, “con lanterne, torce e armi” (Giovanni, XVIII, 3), quindi di notte. Nel gruppo una torcia d’argento, realizzata nel 1985, tenuta in mano dal giudeo, illumina il volto di Gesù. “La coorte, dunque, il tribuno e le guardie dei Giudei presero Gesù e lo legarono” (Giovanni, XVIII, 12-13). Nel IV libro delle visioni della suora agostiniana Veronica di Binasco (1445-1497), scritto dal teologo domenicano Isidoro Isolani (1518), così viene raccontata la visione dell’arresto e del percorso verso Gerusalemme: “… Allora posero al collo divino la catena di ferro e, trascinandolo, insultavano Gesù che stava immobile. Quindi lo percuotevano con l’elsa delle spade, mentre lo trascinavano e lo prendevano a sassate”. Non appena le guardie e il tribuno catturarono Gesù, Pietro, preso dall’ira nel vederlo arrestare e nel tentativo di difenderlo, sguaina la spada che aveva con sé e colpisce Malco, uno degli inservienti del tempio, che era stramazzato a terra, staccandogli l’orecchio destro. Giovanni riferisce inoltre che Gesù disse a Pietro: “Rimetti la tua spada nel fodero; non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?”. L’evangelista Marco (XIV 43-52) precisa che avesse aggiunto “perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada...”: questo quindi è l`ammonimento e l’invito alla moderazione che Gesù rivolge a Pietro. Secondo Luca (XII, 47-53) Gesù, con un gesto di misericordia, toccò l’orecchio di Malco e glielo riattaccò. Più che di una spada, l`arma d’argento che Pietro tiene in mano ha la foggia di una scimitarra, una sciabola corta dalla lama larga e curva, su cui è cesellato un aggraziato motivo floreale (sec. XIX). La figura di Giuda non è presente nel gruppo processionale che si compone di cinque personaggi: Gesù, una guardia, un tribuno, Pietro e Malco. Gesù, stando al centro, forma un gruppo con il tribuno e la guardia che gli illumina il volto con la fiaccola; Pietro è nell’atto di colpire Malco, già stramazzato a terra. L’attuale “Mistero” sostituisce dal 1765 l’originario, in gran parte danneggiato per una caduta dei portatori: in quell’anno i consoli dei fabbri chiesero al governatore della “Compagnia di San Michele Arcangelo” (dal 1646 fusasi con la “Società del Preziosissimo Sangue di Cristo”) di restaurare il gruppo della “prisa” perché “distrutto e fracassato da non potere sfilare nella celebre dolorosa processione dei Misteri della passione di Cristo Signore”. Nell’accettare la richiesta, il governatore della Compagnia precisa che “va di patto che i suddetti consoli…. siano tenuti a consegnare alla detta Compagnia tutto quello che resterà del misterio di vecchio, cioè… teste, bracci o altro, basta che non restasse cosa di tal misterio vecchio… in potere di loro o altra persona”.. Ottenuta l’autorizzazione i fabbri commissionarono a Vito Lombardo, imparentato con lo scultore Antonio Nolfo, per averne sposato la figlia, la ricostruzione del gruppo, dopo avere esaminato ed approvato il bozzetto dell’opera da realizzare, presentato dal maestro. Questi fu incaricato di “formare e travagliare”, cinque personaggi, Cristo, San Pietro, il giudeo, il soldato e Malco, riutilizzando per i primi quattro le teste del vecchio mistero, e di rifare interamente la figura di Malco. Lo scultore avrebbe dovuto comunque “sempre ritoccare” le quattro teste e consegnare l’opera entro dicembre 1765. Sulla base di fonti documentarie, il gruppo originario viene riferito da Accardi allo scultore Nicolò de Renda vissuto nella prima metà sec. XVII: probabilmente questi è da identificare con il maestro che lavorava anche il corallo e che nel 1628 aveva firmato i capitoli della maestranza e nel 1643-45 aveva eseguito le sei statue di Sante per la chiesa dei Gesuiti. La scena rappresentata nell’attuale gruppo l’Arresto, sebbene faccia presumere azioni concitate, risulta statica e convenzionale sia per i gesti che per le pose dei personaggi. Rigida si presenta anche la figura di Cristo, vestito secondo la tradizione iconografica: una lunga tunica di colore blu, indicante la sua natura divina, stretta in vita da una cintura colorata con oro zecchino, ed un mantello rosso simboleggiante la sua umanità. Pietro, anch’egli corrispondente alla tradizionale iconografia che lo vuole stempiato, ma qui senza il caratteristico ricciolo isolato, è nell’atto di librare in alto la spada con il braccio destro, mentre con la mano sinistra va a sfiorare la capigliatura di Malco, in una sorta di corrispondenza di gesti che si sviluppano sia in diagonale, sia in parallelo, attraverso il braccio alzato di Malco. La posa distesa di questi, con la gamba destra sospesa nell’aria, fa intuire la precaria stabilità della figura. Meglio riuscite risultano le figure del tribuno che incatena Gesù e del giudeo che gli illumina il viso, personaggi probabilmente tratti da modelli reali, provenienti dai ceti meno abbienti e che, come talvolta avviene in pittura, hanno volutamente i volti sgraziati e aspetto sgradevole, quasi a sottolineare la loro indole turpe e violenta. L’ultimo restauro al quale il gruppo è stato sottoposto risale al 2019 ed è stato effettuato dalla ditta “Partenope restauri” di Elena Vetere che già era intervenuta nel 1997. Lina Novara