LO STERI E LA VUCCIRIA

LO STERI E LA VUCCIRIA

LO STERI E LA VUCCIRIA

Sabato 5 giugno, riapre lo Steri

Con la riapertura delle carceri della Santa Inquisizione, il soffitto trecentesco della Sala dei Baroni, ritorna la Vucciria di Renato Guttuso, al centro di un nuovo allestimento museale che ricrea voci e suoni del mercato palermitano Per l’occasione, l’Università di Palermo le ha costruito un involucro nuovo di zecca, immersivo, struggente, cuore del nuovo percorso di visita che restituisce lo Steri alla città. La tela che Renato Guttuso dipinse nell’arco di alcuni mesi, nel 1974 – leggenda vuole che il pittore facesse arrivare, nel suo studio di Velate, frutta e verdura di giornata per ricreare e poter così riprodurre, i colori del mercato palermitano – ha ripreso posto nell’antica sala delle Armi del palazzo medievale. Nella sala delle Armi, la Vucciria – 3metri x 3metri, Guttuso per dipingerla si servì di un elevatore per lavorare in quota - è stata collocata in una nicchia che la accoglie come un abbraccio. Grazie ad un particolare studio sul sistema di illuminazione e adeguati puntamenti, la Vucciria balza fuori in tutta la sua prorompente e unica bellezza: l’effetto è quello di un faro che passa sulle figure sbozzate che appaiono tra pesci, frutta, verdura, quarti di carne “una grande natura morta con in mezzo un cunicolo entro cui la gente scorre e si incontra” scrive lo stesso Guttuso. Avvicinandosi al quadro, si ascolteranno le voci del mercato – le tipiche “banniate” – registrate e conservate, sui monitor scorrono contributi video dalle Teche Rai, dal “Diario di Guttuso” realizzato da Giuseppe Tornatore nel 1982 e dal documentario del 1975 “Come nasce un’opera d’arte. Renato Guttuso”, oltre ad una postazione dove ascoltare la voce del grande pittore bagherese. “La Vucciria di Guttuso diventa protagonista a tutto tondo della Storia plurisecolare del Palazzo Chiaromonte, con un allestimento molto curato, ricco di suoni, luci, immagini e descrizioni critiche che rendono straordinaria l’esperienza della visita in un contesto, quello della Sala delle Armi dello Steri, assolutamente unico – sottolinea il professor Paolo Inglese, direttore del Sistema museale di Ateneo SiMUA - La Vucciria non è la sola meravigliosa esperienza della visita del complesso dello Steri. Con essa, la Sala dei Baroni, la collezione Chiaromonte proveniente dal Salinas, che tra pochi giorni sarà ospitata nella Sala Terrana, il percorso di Scarpa e il carcere dei Penitenziati, arricchito di una specifica applicazione che guiderà i visitatori e, ancora altre straordinarie sorprese che renderanno questo luogo unico per i visitatori che vorranno vederlo”. “La Vucciria di Guttuso è un pezzo unico nella storia della pittura, perché non solo come capolavoro del Novecento, internazionalmente noto, ma per il particolare rapporto che ha instaurato con la città – spiega il professor Marco Carapezza, vicepresidente degli Archivi Guttuso - Molti quadri rappresentano efficacemente una città, basti pensare alle opere di Canaletto o Guardi per Venezia, a Piranesi o Panini per Roma. Unico è, invece, il caso di un’opera che descrive l’anima della città ed una città che ha adottato quella rappresentazione come propria, basti pensare alle riproduzioni nelle case e soprattutto nelle botteghe cittadine. Difficile spiegare il mistero di questo legame, forse per la capacità della Vucciria di descrivere il sentimento che i palermitani hanno verso la loro città, affascinati dalla sua bellezza ed opulenza, ne vivono però il dramma. E la Vucciria è un quadro di vita e di morte". Un’operazione importante e complessa che riconsegna a Palermo non soltanto uno dei suoi complessi monumentali più importanti, ma anche il racconto stratificato della città che parte dalla dinastia trecentesca dei Chiaromonte che divenne sede vicereale tra il 1468 e il 1517, poi sede dell’Inquisizione spagnola tra 1601 e il 1782 - periodo in cui vennero costruite le carceri e le celle delle torture al piano inferiore, parte del percorso di visita –, poi sede della Dogana, dei Tribunali del Regno, fino ad essere acquisito nel 1967 dall’Università di Palermo che ne affida nel 1972 il restauro ad un’equipe di architetti. A partire dalla Vucciria di Renato Guttuso, chi visiterà l’hosterium magnum voluto da Manfredi I Chiaromonte, scoprirà un insieme stratificato di periodi storici, da leggere come un tutto disomogeneo, certo, ma non stridente. Dalle carceri segrete della Santa Inquisizione, vero mansionario nascosto di preghiere, invettive, disegni che i prigionieri di Torquemada graffiarono sulle pareti; all’atrio imponente, agli spazi liberi dagli uffici universitari; e su per le scale per raggiungere la sala dei Baroni dove da poco più di un anno è stato restituito nella sua straordinaria bellezza, il soffitto ligneo trecentesco, vera Bibbia cavalleresca, unico in Europa per ampiezza di uno spazio non religioso.

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