AGRIGENTO: TEATRO ELLENISTICO DELLA VALLE DEI TEMPLI

AGRIGENTO: TEATRO ELLENISTICO DELLA VALLE DEI TEMPLI

AGRIGENTO: TEATRO ELLENISTICO DELLA VALLE DEI TEMPLI

Ripartono i lavori di scavo di un edificio monumentale

L`edificio monumentale si affacciava sul palcoscenico naturale della collina dei templi e costituiva l`ingresso scenografico all’area pubblica della città ellenistico-romana. Sarà un “cantiere aperto” con la possibilità di seguire gli scavi anche da parte dei visitatori - anche con momenti didattico divulgativi - in un`area che è rimasta finora interdetta al pubblico. Il teatro ellenistico di Akragas è stato uno dei grandi rebus degli archeologi che si sono interrogati a lungo e avevano avviato numerose campagne di scavo per individuare il luogo dove il monaco domenicano Tommaso Fazello a metà Cinquecento, asseriva di aver visto i resti appena riconoscibili delle fondazioni di un imponente edificio teatrale, un tempo altissimo, non lontano dalla chiesa di San Nicola. Intorno agli anni Venti del secolo scorso iniziarono le ricerche, finanziate dal mecenate inglese Alexander Hardcastle, che impiegò tutti i suoi beni (e la sua vita) negli scavi alla Valle dei Templi: nulla di fatto, e neanche il soprintendente Pietro Griffo, vent’anni dopo, sarebbe riuscito ad individuare il sito, ma scavi posteriori permetteranno di portare alla luce i resti monumentali dell’agorà della greca Akragas e del foro della romana Agrigentum. Mancava però il teatro. Soltanto nell’estate del 2016 il team di ricercatori composto dalle archeologhe del Parco della Valle dei Templi, del Politecnico di Bari e dell’Università di Catania, riesce ad identificare il sito, dopo un’accurata rilettura complessiva dell`urbanistica e della città antica. Il Fazello, dunque, aveva ragione: il teatro costituiva la quinta monumentale dell’agorà, non lontano, appunto, dalla chiesa di San Nicola. La prima ad essere individuata è la summa cavea (la parte più alta dell’anfiteatro in cui prendeva posto la plebe, mentre senatori e ceti equestri sedevano rispettivamente nell’ima cavea rivestita in marmo e nella media cavea), quasi del tutto distrutta. Via via che andavano avanti gli scavi, è emerso un sistema di camere cieche e contigue a forma trapezoidale, che seguivano il muro curvo e sostenevano la gradinata. Al centro, sempre all`altezza della summa cavea, uno stretto passaggio collegava l’agorà al teatro, che sfruttava l’andamento del terreno. I saggi hanno portato alla luce una parte dei gradini dell`anfiteatro, e il muro di contenimento della cavea, ma rimangono ancora da indagare la parte centrale e meridionale dello spazio, la situazione del koilon (la gradinata), e dell`orchestra rispetto alla scena. La grande eco mediatica sulla scoperta ha risvegliato l’amor proprio dei agrigentini che hanno seguito lo sviluppo dei cantieri con una sorta di “solidale simpatia”, un`inversione di tendenza rispetto al passato in cui il Parco era soltanto un freno allo sviluppo urbano della città. Il “cantiere aperto” ha poi fatto il resto: il pubblico - appassionati e semplici curiosi, comunque coinvolti – ha avuto la possibilità di seguire da vicino i saggi in corso, e gli archeologi a turno sui social hanno informato su lavori e scoperte. Con il progetto di educazione al patrimonio Nea Akragas, lo scavo si è trasformato in una straordinaria opportunità formativa per gli studenti degli Istituti superiori che hanno partecipato a progetti di alternanza scuola-lavoro, affiancando gli esperti nello scavo, gioendo con loro per ogni reperto, scoprendo tecniche e procedure.

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