"QUELLO CHE DOVEVA ACCADERE" AL MUSEO RISO DI PALERMO

"QUELLO CHE DOVEVA ACCADERE" AL MUSEO RISO DI PALERMO

Una verità mai realmente svelata, il 17 giugno alle ore 18:00

L’ultima lettera della scritta “Quello che doveva accadere” ha un filo diverso, più sottile, di color ruggine intenso: è come se si sfarinasse in un infinito, ultimo capitolo mai concluso, verità mai realmente svelata. E’ la scritta sull’arazzo realizzato dall’artista e performer marchigiano Giovanni Gaggia, esposto nella mostra Quello che doveva accadere. Pratica Poetica Politica, a cura di Desirée Maida, fino a domenica 26 giugno al RISO, Museo regionale d’arte moderna e contemporanea, a Palermo.

Gaggia da oltre dieci anni ha dato vita a un progetto che riflette sul legame tra arte e memoria e sull’importanza e la necessità della memoria come impegno civile, facendo sua la ricerca di verità sul disastro del DC9 dell’Itavia, abbattuto in volo tra Bologna e Palermo. Un progetto di impegno etico e civile che a Palermo è divenuto un manifesto,  presa di coscienza consapevole. Di pari passo, è stato concepito il “fascicolo” che completa il libro d’arte edito da NFC Edizioni, "Quello che doveva accadere" (2021,), volume dove corre come un filo rosso, una domanda rivolta a oltre 50 tra artisti, critici, curatori, giornalisti e intellettuali: Che valore ha aver affidato la memoria all’arte? Le risposte, ognuna unica e personale, sbucano come voci effimere di un unico registro-archivio, con una fredda copertina di alluminio, che ricalca un QTB -Quaderno tecnico di bordo, il registro su cui vengono annotati gli eventi tecnici di un aereo. Esattamente come quello che era a bordo del DC9 – ITAVIA. Giovanni Gaggia lo trasforma in uno scrigno metallico con la funzione non solo di raccogliere, ma anche di trasmettere la memoria. Un archivio vivo, in continua evoluzione.

Foto di Michele Alberto Sereni

27 giugno 1980: il DC9 dell’Itavia in volo tra Bologna e Palermo viene abbattuto al largo dell’isola di Ustica, muoiono 81 persone. L’artista e performer marchigiano Giovanni Gaggia da oltre dieci anni ha dato vita a un progetto che riflette sul legame tra arte e memoria e sull’importanza e la necessità della memoria come impegno civile.

 

 

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