TRAPANI - LA QUARTA SCINNUTA DEI MISTERI

TRAPANI - LA QUARTA SCINNUTA DEI MISTERI

TRAPANI - LA QUARTA SCINNUTA DEI MISTERI

La negazione e Gesù davanti ad Erode.

 La negazione

Nel gruppo La negazione in primo piano è posto Pietro che nella notte inoltrata del giovedì, essendo stato riconosciuto nel cortile del Sinedrio di Gerusalemme come compagno di Gesù, da una serva e da due uomini che stavano vicino al fuoco, per tre volte rinnegò di conoscerlo. Nel momento in cui sentì il canto di un gallo Pietro ricordò le parole che Gesù gli aveva detto: oggi, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte (Luca XXII, 54-62). Esce quindi dal Sinedrio e, amaramente pentito, piange!

In riferimento alla lacrima che compare sul volto dell'apostolo, il gruppo statuario viene denominato nei documenti d’archivio Divi Petri plangentis.

L’Arte dei Barbieri nel 1661 ebbe affidato il “Mistero” originario che nel 1769 venne rifatto ex novo: l’incarico fu dato a Baldassare Pisciotta tramite un atto di commissione nel quale è minuziosamente descritta la tecnica polimaterica cosiddetta del “legno tela e colla” con la quale lo scultore eseguì le statue rispettando il bozzetto preparatorio da lui stesso presentato ai consoli dell’Arte: “legno cipresso nelle sole teste, braccia, mani, piedi” e nelle parti ignude, “tutto il resto”, cioè la struttura interna in legno di castagno rivestito di sughero.

Pisciotta interpreta in modo realistico la scena e la rende viva ed eloquente dedicando particolare attenzione alla resa dei corpi in movimento, posti “di scorcio”, oltre che alla caratterizzazione e alla espressione dei volti. 

Pietro, rappresentato secondo l’iconografia descritta da Eusebio di Cesarea, con folta barba, stempiato e con un ricciolo isolato, è colto nell’attimo in cui, dopo il diniego, incrocia lo sguardo eloquente di Gesù e, ricordando la frase da questi pronunziata, ha un gesto di contrizione e pentimento portandosi la mano destra al petto.

Gesù, seguendo il soldato che lo tiene legato, fissa Pietro con uno sguardo di compatimento e di perdono, ma non di rimprovero, ricordandogli così l’avverarsi della sua profezia.

Pisciotta nel cogliere questi sentimenti nel viso di Cristo ne fa una delle figure più espressive di tutti i gruppi.

Ben definita nei caratteri fisionomici popolani e nella posa ruotante nello spazio è la serva intrigante, seduta vicina ad un braciere che indica il fuoco acceso nel cortile del Sinedrio; poco distante è il gallo, “tutto di scultura”, ossia tutto in legno, come specificato nell’atto di commissione, divenuto uno dei simboli della passione di Cristo e un attributo di Pietro.

 Gesù davanti ad Erode

Il re della Galilea Erode Antipa, uomo frivolo e assassino del Battista, si trovava a Gerusalemme in occasione della Pasqua ebraica; davanti a lui venne condotto Gesù per ordine di Pilato che, avendogli domandato se fosse Galileo, saputo che era della giurisdizione di Erode, “lo rimise a lui”.

L’evangelista Luca (XXII, 8-12) riferisce che il re, avendo invano sperato di assistere ad un miracolo, di fronte al silenzio di Gesù, “col suo esercito lo disprezzò e lo schernì e dopo averlo vestito di bianco lo mandò a Pilato”.

Il gruppo è composto oltre che da Gesù e da Erode, seduto in trono in posa regale, da uno scriba accusatore, da un soldato e da un giudeo che pone il mantello bianco sulle spalle di Gesù.

È stato uno degli ultimi “Misteri” a far parte della processione alla quale ha partecipato per la prima volta intorno al 1782, affidato ai molitori. Ad essi si sono avvicendate diverse categorie: sul finire del secolo XIX i sensali e crivellatori di cereali, nel 1949 i dipendenti comunali e dal 1955 ad oggi i pescivendoli. Il gruppo statuario viene attribuito allo scultore Baldassare Pisciotta.

La scena è carica di elementi simbolici e reali e i volti dei personaggi sono molto caratterizzati. Da un lato emerge l’effimera regalità di Erode, evidenziata dal trono su cui è seduto che lo pone in posizione sopraelevata rispetto agli altri componenti, oltre che dallo scettro e dalla corona; dall’altro viene evidenziata, tramite l’aureola, la regalità divina di Gesù, umilmente collocato più in basso, composto nella posa, sereno nel viso dal quale traspaiono consapevolezza e rassegnazione. Egli dignitosamente tace!

Attento al passo evangelico di Luca, lo scultore mette in evidenza attraverso gli effetti cromatici e pittorici, il mantello bianco, colore delle vesti dei buffoni: la “veste alba” citata in un atto del 13 settembre 1782.

Il gesto dell’indice levato in alto da Erode indica la volontà di conoscenza da parte dell’inquisitore che si considera il solo sovrano e pretende risposte.

L’ostinazione con cui gli scribi accusavano Gesù è espressa sul volto maligno ed indagatore di quello inginocchiato davanti a Lui per scherno e con una tavoletta in mano (lamina d’argento sec. XIX), simbolo del suo ruolo.

L’autore si concentra anche sulle espressioni degli altri due personaggi: il sorriso ironico del soldato e la grinta plebea del giudeo dalla pelle scura.

 Lina Novara

 

Foto di Nicolò Miceli

 Testi tratti da: L. Novara, «Settimana Santa a Trapani. I riti e i “Misteri”», Associazione Eventiamo, Trapani 2022.

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